“Puntare sulla riabilitazione del condannato, nonostante tutto”

Padre Fausto, perché la questione carceraria è centrale, nel Brasile di oggi?

Il sistema carcerario soffre per il sovraffollamento, aggravato dalla decisione del legislatore di punire lo spaccio di droga a tutti i livelli. La situazione era già delicata, ora con la possibilità di arresto dei piccoli spacciatori e dei consumatori il problema è deflagrato.

Hanno impressionato l'opinione pubblica mondiale le stragi di inizio anno.

Nel ricco mercato della droga, prima controllato dai cartelli criminali di San Paolo e di Rio de Janeiro, stanno cercando di inserirsi nuovi gruppi criminali dell'Amazzonia e nordestini, che vogliono rendersi autonomi e controllare il traffico di droga dalla Colombia e dal Perù. E' in atto una guerra feroce tra gruppi criminali del nord e del sud, nelle città di Manaus, Belèn, Natal, Boa Vista e San Paolo.

In carcere, denuncia la Chiesa brasiliana, moltissimi detenuti languono in attesa di un processo.

Oltre il 40 per cento dei detenuti è in attesa anche solo dell'inizio del processo. Sono soprattutto le persone povere a pagare il prezzo di questa giustizia, quelle che non possono pagarsi un avvocato. Rimangono in carcere, in attesa di essere giudicate, finendo per entrare nelle gang, per evitare di essere fatti fuori.

Di fronte alle stragi nelle carceri, come ha reagito l'opinione pubblica?

C’è chi plaude, dicendo: “Almeno si ammazzano tra di loro”. E l’abbiamo sentito dire non solo a livello di opinione espressa al bar, ma da alti esponenti del governo nazionale, come il ministro dell’Educazione.

Qual è la posizione della Chiesa brasiliana, da sempre molto attiva nella pastorale carceraria?

La Chiesa sottolinea che occorre puntare su una pena non solo punitiva, ma orientata alla riabilitazione del condannato. E pone poi un problema educativo: la droga è offerta ai bambini di otto, nove anni, cercati prima come consumatori e poi tentati, loro e le loro famiglie, dalla prospettiva di guadagno data dallo spaccio.

Chi c'è dietro questi traffici, chi ci guadagna?

La strage nel carcere di Manaus è stata facilitata dallo stesso direttore della struttura, che ha permesso che entrassero droga ed armi. Il governatore dello stato di Amazonas centomila voti li ha avuti dai cartelli della droga, lo hanno scritto anche sui giornali. La droga distrugge le vite. Ci si indebita e non ci si riesce più a liberare. Una ragazza di 19 anni è stata uccisa: aveva un debito di 90 reais (circa 25 euro, ndr) con gli spacciatori. La droga distrugge le famiglie.

Quali attività promuove la Chiesa in questo settore?

La Chiesa brasiliana promuove attività di recupero dei drogati con i “Centri della speranza”. Ma chiede anche di andare alla radice del problema, con un lavoro educativo serio. Il governo però non l'ha capito e sta privatizzando il sistema scolastico. Oggi arriva all'università il 17 per cento della popolazione studentesca.

Lavoro educativo che comincia nelle famiglie.

La famiglia è fondamentale. Nella nostra area pastorale, che comprende 14 comunità con 30 mila abitanti, il 34 per cento dei bambini nasce da ragazze adolescenti. Sono bambini che saranno cresciuti dalle nonne… Occorre un grande lavoro educativo, ripeto. Occorre far capire che le feste, lo sballo, la droga, l'alcol distruggono. Ci sono famiglie dove i figli hanno tre papà differenti! Ci sono ragazzini e ragazzine che vengono a Manaus dall'interno e finiscono sulla strada, violentati e violentate, vanno ad alimentare il mercato della prostituzione.

E', questo, uno dei segni dei tempi nel Brasile, oggi.

Lo Spirito agisce e opera nella comunità prima di noi, in modo diverso dal nostro. La speranza che abbiamo, e di cui abbiamo parlato a Maceiò, è che la Chiesa ringiovanisca, più che rinnovarsi. Un segno dei tempi è la presenza, nel nostro seminario, di coppie che si preparano al diaconato, accanto ai seminaristi. E' una ricchezza per la nostra Chiesa brasiliana: coppie di diaconi che si preparano per andare all'interno, tra le comunità indigene.

E' uno spunto da offrire anche alla Chiesa di Trento, che vi ha inviati?

Con la Chiesa di Trento possiamo condividere la capacità di leggere in maniera nuova i segni dei tempi: i migranti, i poveri, la mancanza di lavoro… sono segni per la Chiesa.

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