Quest’anno alla sfilata domenicale erano presenti tre gruppi trentini, il laché, il bufón e i marascóns della val di Fassa, i lachè di Romeno, il carnevàl di Varignano; due provenienti da fuori regione, la Gnaga di Fornesighe (nel bellunese) e i pulgenelle di Castiglione Messer Marino (Abruzzo); e uno tedesco, i narro di Bad Dürrheim (Foresta Nera).
“L’ottica in cui si svolge la manifestazione – precisa la responsabile al territorio – è sempre di scambio reciproco: i gruppi ospitati a San Michele sono interessati alla conoscenza delle nostre tradizioni, per questo sfruttano ben volentieri la possibilità di visitare il Museo, mentre noi impariamo a conoscere i loro usi e costumi.”
Il successo del Gran Carnevale Alpino sta nel saper creare il giusto connubio fra la tradizione e il carnevale moderno. “Il pubblico, molto numeroso anche quest’anno, da una parte è attirato dalla possibilità di veder sfilare nella stessa occasione gruppi tradizionali diversi ma tutti accomunati dalla condivisione delle stesse ritualità, dall’altra risponde al richiamo di una festa comunitaria” precisa Antonella Mott. Domenica nel percorso che da Grumo arriva fino al centro di San Michele si sono sfidati infatti i carri allegorici realizzati nei paesi limitrofi. Decine e decine di mascherine colorate hanno guardato col naso all’ in su la processione danzante dei figuranti, mostrando un po’ di timore solo al passaggio di qualche mostruoso personaggio tradizionale.
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