Dopo la stretta del presidente Trump nei confronti degli immigrati senza documenti
“I bambini che frequentano la Dolores Mission ce lo dicono: se i genitori ritardano nel tornare a casa dal lavoro, cominciano a sentirsi montare l’ansia. La paura di non rivederli più si impadronisce di loro, li sopraffà. Tanto che spesso non vogliono uscire di casa, non vogliono più andare a scuola, per il timore che mamma e papà possano essere portati via, mentre loro non ci sono”. La testimonianza di Ellie Hidalgo, responsabile della pastorale sociale della parrocchia, raccolta dall’agenzia Fides, spiega senza tanti giri di parole il clima che si è creato negli Stati Uniti dopo la stretta del presidente Trump nei confronti degli immigrati. A Modesto, nel nord della California, lo U.S. Regional World Meeting of Popular Movements – incontro dei movimenti popolari – diventa il palcoscenico da cui denunciare quanto tesa e confusa stia diventando la situazione nel Paese. “Se si vuole comprendere l’impatto dei raid che svolge le guardie di frontiera degli Stati Uniti in più di 60 comunità in tutto il paese solo in questo inizio di febbraio, possiamo sentire i bambini”, afferma l’Arcivescovo José Gomez dell’Arcidiocesi di Los Angeles, vice presidente della Conferenza statunitense dei Vescovi Cattolici.
L'incontro dei movimenti popolari, promosso dal Vaticano, era stato programmato ben prima della vittoria di Trump alle elezioni presidenziali e aveva tra le questioni in agenda anche la situazione dei migranti senza documenti.
Anche le parrocchie si uniscono a movimenti e associazioni che in tutto il Paese promuovono incontri d'informazione per aiutare le persone senza documenti a conoscere i loro diritti, a capire come comportarsi se gli ufficiali dell'Ufficio Immigrazione si presentano nelle loro case, a pensare per tempo a chi potrà prendersi cura dei loro figli nella malaugurata ipotesi che dovessero essere controllati. “Con l'aria che tira – afferma Ellie Hidalgo – è meglio prevenire. Una delle nostre grandi paure è che i figli dei migranti possano finire nel sistema dei bambini adottabili. Una possibilità non del tutto remota, ed è meglio sapere che è meglio avere un documento firmato, la procura, per la concessione temporanea della potestà genitoriale a qualche conoscente di fiducia, da tenere a portata di mano".
Preoccupazione per il possibile mancato rispetto dei diritti umani fondamentali dei migranti è stata espressa all'incontro dei vescovi della frontiera fra Texas e Nord del Messico, riunitisi a Brownsville (Texas). Un incontro che si tiene dal 1986, ma che quest’anno ha assunto un carattere particolare, con un alto numero di partecipanti. “Nel corso degli anni, abbiamo visto in prima persona le sofferenze causate da un sistema di immigrazione frantumato, causato da condizioni strutturali politiche ed economiche, che generano minacce, deportazioni, impunità ed estrema violenza. Questa situazione si verifica sia nel rapporto tra l’America centrale e il Messico sia in quello tra gli Stati Uniti e il Messico”, si legge nel comunicato diffuso dai vescovi. Rilevato che l'immigrazione “è un fenomeno globale che trova origine in condizioni economiche e sociali, di povertà e di insicurezza, con lo spostamento di intere popolazioni, di famiglie che non trovano altre opzioni per la sopravvivenza”, il comunicato rileva come oggi questa realtà sia segnata “più che mai” dai provvedimenti che le autorità civili stanno prendendo e chiede “l’adozione di politiche di governo che rispettino i diritti umani fondamentali dei migranti privi di documenti”.
Di “ambiente ostile”, “insicurezza”, “incertezza e terrore” per migliaia di persone “che sono accusate di essere criminali solo perché si trovano in una condizione di immigrazione irregolare” parla l'editoriale pubblicato sull’ultimo numero del settimanale dell’arcidiocesi di Città del Messico “Desde la Fe”. Il settimanale punta il dito contro “gli ordini esecutivi del Presidente Donald Trump”, la cui attuazione “produce risultati disastrosi”, come la separazione delle famiglie, quando i genitori sono rimpatriati perché irregolari. Ricordando che davanti “al terrore dell’amministrazione Trump, la Chiesa cattolica, su entrambi i lati del confine, fa appello all’unione”, come hanno fatto, nell’incontro Tex-Mex, i vescovi del Texas e del Messico, l’editoriale chiede soluzioni giuridiche, politiche e sociali: “non è più un’opzione, si tratta di questioni imperative”.
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