Originario di Bolzano, l’autore è laureato in conservazione e gestione dei beni culturali alla Facoltà di Lettere e Filosofia di Trento. La tesi sulla chiesa della Santissima Trinità gli ha fatto conseguire lo scorso dicembre il diploma dell’associazione “Anastasia”, Amici nell’arte sacra tra architettura, simbologia, iconografia e agiografia.
Il lavoro offre un contributo “per la prima volta in maniera ordinata e completa” sulla storia della chiesetta di Sacco, proponendo un’ipotesi alternativa per la ricostruzione della cronologia degli affreschi di Antonio Gresta e Gasparantonio Baroni Cavalcabò.
L’edificio di culto apparteneva all’omonima confraternita, di cui non si conosce la nascita esatta. Il documento più antico che la riguarda risale al 1695. Recuperando quanto ebbe a suggerire lo storico Remo Albertini, il giovane ricercatore esclude l’ipotesi che la chiesa esistesse già nella prima metà del XIII secolo – contemporanea cioè alla primitiva cappella di San Giovanni Battista – e colloca la realizzazione in un’indefinita data del XVII secolo ad opera della suddetta confraternita.
Infatti la chiesa non viene nominata né nella relazione del 1470 di Leonardo Contarini, pievano di Lizzana, né nei resoconti delle visite vescovili di Sacco del 1579 e del 1636. La cappella dedicata alla Beata Vergine del Caravaggio fu costruita successivamente per volere della nobile famiglia Bossi Fedrigotti, a seguito di un voto fatto nel 1703 – simile a quello dei roveretani all’Ausiliatrice – a protezione dalle truppe guidate dal generale francese Louis Vendôme nella guerra di successione al trono di Spagna.
L’altare maggiore e quelli laterali, dedicati alla Sacra Famiglia e a San Giuseppe, sono opera dei Benedetti di Castione, per alcuni effetti pittorici per i secondi si suppone un particolare intervento di Teodoro Benedetti, figlio ed erede del grande Cristoforo. Il pittore alense Antonio Gresta (1671-1727), artefice di gran parte dei dipinti della cappella della Madonna del Caravaggio, ha lavorato fianco a fianco con un giovane Gasparantonio Baroni (1682-1759), autore dei meravigliosi affreschi della vicina chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista.
Quest’ultimo ci ha lasciato le pale dei tre altari menzionati sopra: la Trinità in gloria (1710), l’Istruzione della Vergine, il Transito di San Giuseppe, più tardive, e il Paradiso, affrescato nella volta della cappella. Di notevole interesse anche le opere ottocentesche del roveretano Domenico Udine, tra cui sul soffitto la Conversione di San Paolo (1833), molto lodata da Antonio Rosmini.
“L’edificio necessita di grossi lavori di restauro, ma se trovassimo qualche finanziatore, ci piacerebbe sistemarlo e utilizzarlo come luogo di concerti e conferenze”, ci dice il parroco, padre Nicola, che contattiamo al telefono. Chi fosse interessato, trova la tesi (“La chiesa della Santissima Trinità e la cappella della Beata Vergine di Caravaggio a Borgo Sacco (Rovereto)”) di Giosuè Ceresato alla biblioteca civica.
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