La storica omelia del vescovo Memelauer, pubblicata dal Centro di documentazione DÖW, contro il programma di eutanasia del nazifascismo
St. Pölten – “Di fronte al nostro Dio non esiste vita senza valore”. L’affermazione è anche oggi tutt’altro che scontata. Ancor meno alla fine del 1941, quando il vescovo di St. Pölten, Michael Memelauer, la pronunciò nell’omelia della messa di San Silvestro, volendo in tal modo esprimere apertamente la sua contrarietà al programma di eutanasia avviato dal regime di Hitler.
“Mettere fine in modo violento a una vita umana è e rimane un’intromissione indebita nei sacri diritti divini e una ferita dei diritti naturali dell’uomo”, disse ancora il presule. “Per questo noi vescovi abbiamo elevato la nostra protesta in alto loco contro le tendenze del nostro tempo, non taceremo mai a riguardo dell’eliminazione della vita ‘improduttiva’ e ‘senza valore’ e continueremo a definire queste cose così come esse sono considerate da tutti i popoli civili”.
La predica del vescovo è ora pubblicata dall’Archivio diocesano di St. Pölten insieme al Dokumentationsarchiv des Österreichischen Widerstands (DÖW, il Centro di documentazione della Resistenza austriaca). Winfried Garscha del DÖW ha definito “storica” e “unica” questa omelia. I vescovi austriaci avevano cercato di prendere posizione contro l’eliminazione dei malati però, secondo Garscha, durante la dominazione nazista non ci fu un altro vescovo in Austria che ebbe il coraggio di denunciare pubblicamente gli omicidi di massa di persone disabili come mons. Memelauer.
Il Sant’Uffizio, nel 1940, aveva impegnato i vescovi ad informare i cattolici del divieto di partecipare a programmi di eutanasia. Nel luglio del 1941 i vescovi della Germania avevano pubblicato una lettera pastorale in cui affrontavano il tema, per quanto in toni piuttosto timidi: “Secondo la dottrina cattolica … esistono sacri obblighi di coscienza dai quali nessuno ci può liberare e a cui dobbiamo adempiere anche a prezzo della morte stessa. In nessuna occasione e in nessuna circostanza un uomo può – eccetto in guerra e per legittima difesa – prendere la vita di una persona innocente”.
Più chiare, contro il cosiddetto “programma T4”, le affermazioni del vescovo di Münster Clemens August von Galen: “Si dice, di questi pazienti: sono come una macchina vecchia che non funziona più, come un cavallo vecchio che è paralizzato senza speranza, come una mucca che non dà più latte”. Ma “qui non stiamo parlando di una macchina, di un cavallo, né di una mucca… No, stiamo parlando di uomini e donne, nostri compatrioti, nostri fratelli e sorelle. Povere persone improduttive, se volete, ma ciò significa forse che abbiano perduto il diritto di vivere?”.
L’attuale vescovo di St. Pölten Klaus Küng sottolinea come il suo predecessore ebbe il coraggio di “alzare la voce”. Le sue parole insegnano che non si può tacere dove l’ingiustizia minaccia l’essere umano, perché il male “vive del silenzio dei buoni”. Quando si cerca di eliminare la differenza tra bene e male, le radici della società sono in pericolo. È necessario vegliare anche là dove la sacralità della vita è sotto minaccia. La dignità della vita umana è intangibile, nessuno ha il diritto di violarla.
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