La scimmia nuda balla a Sanremo

Ci ha fatto sorridere la prima sera, ma nessuno l’ha inserita nel lotto dei “papabili”. Ci è entrata subito nelle orecchie quell’Occidentali’s Karma cantata da Francesco Gabbani che ha conquistato immediatamente posto nelle programmazioni radiofoniche. E questo, invece, doveva e poteva essere un indizio. Sanremo non è mai stato terreno di facile conquista per la canzone d’autore. Per un attimo forse ce lo siamo dimenticati. O forse ci abbiamo un po’ sperato, perché avremmo voluto raccontare di come le emozioni di “Che sia benedetta” hanno conquistato il palco dell’Ariston. Ma era Sanremo, non il premio Tenco.

Sul testo di Gabbani si sprecano ora le teorie più varie, ma il sospetto è che sia solo un buon insieme: melodia accattivante, ballabile ed una filastrocca orecchiabile ma senza alcun filo logico. Le citazioni prese a prestito da filosofie orientali o libri impegnati ci sono, ma sono citazioni appunto. Schegge buttate lì, senza un perché. Divertente ed orecchiabile, come serve per vincere a Sanremo.

Attenzione, però, non è stato tutto scontato. La vera sorpresa è stato il volto nuovo di questo Festival, quello sociale. Testi impegnati, canzoni che raccontano le difficoltà del quotidiano, le fatiche di ognuno, offrendo una chiave di lettura positiva, lasciando spazio alla speranza.

Sul podio arriva l'intenso inno alla vita di Fiorella Mannoia ed il vissuto, doloroso, di Ermal Meta. Quel “vietato morire” che è un incitamento a non lasciarsi andare: un’esistenza segnata dal dolore, dalla violenza crescendo può incontrare e capire l’amore.

Abbiamo assistito alle bocciature dei “classici”. Non è più il tempo delle coppie formate ad hoc pro-festival, costruite per stupire, prendersi il trofeo e poi sparire nel nulla. E non si può certo dire che i grandi nomi della musica italiana hanno fatto il loro tempo, ma la loro esclusione lascia intravvedere il nuovo. Un nuovo che non necessariamente è prodotto dai talent: tanti in gara ma nessuno sul podio tra i reduci da Amici o X-Factor.

Poi c'è un Festival che ha cercato di rinnovarsi, di vivere il suo tempo. Oramai con il televoto protagonista da anni e la presenza sul palco di Maria de Filippi a consacrare una volta per tutte (come se fosse necessario) la sua influenza su tutto ciò che passa in Tv (da una parte come dall'altra del campo di gara), poco restava ancora da fare.

L'ultimo passo è stato verso il podcast: quasi in tempo reale Rai Replay offriva la possibilità di rivedere solo ciò che più ci interessava: le singole esibizioni, gli ospiti. Si poteva finalmente scegliere e, volendo, gustarsi solo la musica. Il 50% di share di media sulle 5 serate dice chiaramente che gli italiani hanno scelto lo Show. Tutto. Ospiti stranieri, comici e pubblicità inclusa. Il nazional-popolare ancora piace all'italiano. Ci piace seguire Sanremo anche per vedere come si veste Maria de Filippi e se scende la scalinata, cosa possono avere di più gli ospiti rispetto ai cantanti in gara e cosa dirà Crozza.

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