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“La storia delle nostre vite è cambiata profondamente dai tempi della nostra venuta, però c’è un filo conduttore che tiene insieme questa avventura di fede, di speranza e anche di incertezza. Volti rivisti. Parole ribadite. Il tema scelto ci ha avvicinati tra noi, e forse ci farà più attenti anche al vostro cammino di Chiesa trentina: Laici e laiche nella Chiesa e nella società.” Recita così una parte della lettera scritta dai missionari trentini dell’America Latina presenti al loro incontro biennale a Maceiò nello Stato di Alagoas (Brasile) e indirizzata alla diocesi di Trento. Con queste parole i missionari ribadiscono l’importanza dei laici nella Chiesa di oggi e in quella di domani, basandosi sulle loro esperienze di missione e mettendo a frutto i momenti di incontro e di dialogo che hanno vissuto dal 31 gennaio al 6 febbraio, offendo spunti di riflessione utili anche alla Chiesa trentina, chiamata a intraprendere anch’essa un percorso di necessario ringiovanimento.
La lettera prosegue poi spiegando meglio il tema sul quale ci si è concentrati e le nuove sfide che questo percorso comporta: “E’ urgente la convocazione dei diocesani in missione, dei laici e laiche, delle religiose e religiosi. Sembra arrivata l’ora di riflettere senza paura sui ministeri della Chiesa. Ecco la chiamata ad essere credenti laicamente nel mondo. Se c’è una maniera piramidale di funzionamento delle nostre Chiese, come accettare, in una piramide capovolta, la proposta di riavvicinare le distanze, stabilire uno stile di lealtà e cercare una alleanza di collaborazione fra le parti in gioco, in nome della Parola annunciata e di una nuova accoglienza fra tutti. Siamo di nuovo convocati ad uscire: sulle strade della città, dei vicoli della droga, nel mondo del lavoro, come abbiamo ascoltato in questi giorni”.
Altri punti fortemente ribaditi dai missionari sono la necessità che tutta la Chiesa si faccia missionaria e l’urgenza di superare la gerarchizzazione all’interno delle comunità cristiane, per arrivare ad una Chiesa nella quale tutti si sentano partecipi e attivi, oltre che capaci di uno sguardo ampio e rivolto anche verso l’esterno, al mondo e alla società, e a comunità nelle quali ogni credente possa essere veramente “sale della terra” e “luce del mondo”.
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