E’ stata presentata a Roma una nuova Carta degli operatori sanitari, a servizio della Chiesa e della società. Pubblicata dalla Santa Sede sul tema "Generare, vivere, morire" che "aggiorna" la prima edizione, diffusa 22 anni fa in 19 lingue. Obiettivo: sostenere i "ministri della vita" nella fedeltà al loro "servizio alla persona umana". Accanto alle classiche figure professionali sanitarie (personale medico, infermieristico e ausiliario) la nuova Carta allarga la platea, considerando anche altre figure che a vario titolo operano nel mondo della salute: biologi, farmacisti, operatori sanitari del territorio, amministratori, legislatori in materia sanitaria, operatori nel settore pubblico e privato. Obiettivo: sostenere i “ministri della vita” nella fedeltà al loro “servizio alla persona umana”.
A proposito della “crioconservazione di ovociti finalizzata alla fecondazione in vitro” si ribadisce nella Carta che “è inaccettabile, anche quando il motivo della crioconservazione fosse quello di proteggere gli ovociti da una terapia antitumorale potenzialmente lesiva per essi”. Nessun problema morale, invece, per il congelamento del tessuto ovarico, risposta eticamente sostenibile nel caso di terapie oncologiche che possono alterare la fertilità della donna.
Dopo la condanna della cultura abortista il testo affronta anche i temi etici del fine vita: “Né eutanasia, né accanimento terapeutico, si ribadisce nella Carta, “la nutrizione e l’idratazione, anche artificialmente somministrate, rientrano tra le cure di base dovute al morente, quando non risultino troppo gravose o di alcun beneficio”. Confermata anche la liceità della “sedazione palliativa profonda in fase terminale”: se “clinicamente motivata”, può essere “moralmente accettabile”, a condizione che “sia fatta con il consenso dell’ammalato, che sia data una opportuna informazione ai familiari, che sia esclusa ogni intenzionalità eutanasica e che il malato abbia potuto soddisfare i suoi doveri morali, familiari e religiosi”. Le cure palliative, infine, nelle fasi prossime al momento della morte devono essere attuate “secondo corretti protocolli etici” e sottoposte “ad un continuo monitoraggio”, senza mai sospendere le “cure di base”.
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