Comincia pertanto a crescere il più tradizionale dei partiti italiani, quello del congelamento della situazione
Non è semplice capire cosa stia succedendo nella politica italiana. Sembra che tutto ruoti attorno ad una specie di alternativa infernale che è la seguente: se vogliamo affrontare in maniera appropriata una fase così difficile è necessario avere un governo espressione di un chiaro passaggio elettorale; se facciamo un chiaro passaggio elettorale la cosa meno probabile è che ne esca un governo in grado di affrontare in maniera appropriata i problemi che abbiamo davanti.
Alternativamente, a seconda delle convenienze, le forze politiche in campo sbandierano la prima o la seconda delle alternative che abbiamo presentato, guardandosi bene dall’ammettere che purtroppo è vera anche l’altra. Comincia pertanto a crescere il più tradizionale dei partiti italiani, quello del congelamento della situazione.
In fondo abbiamo un governo non male, almeno nei settori chiave, c’è persino un presidente del consiglio ben educato che non ci affligge con proclami e che non ha in mente grandi orizzonti di gloria, dunque cosa andiamo cercando? L’ordinaria amministrazione non è poi così male …
Anche questa è una verità parziale e somiglia molto alla classica voglia di infilare la testa sotto la sabbia. Infatti non ci pare si possa sfuggire alla domanda se il paese sia in grado di reggere una situazione in cui da un lato una pura gestione dell’ordinaria amministrazione non è possibile e dall’altro non ci si può illudere che questa comporti una tregua nello scontro politico esasperato in atto fra le fazioni più ancora che fra le forze politiche di questo paese.
Sul primo versante abbiamo i problemi di una situazione economica molto difficile, anche volendo tacere di tante altre questioni che abbiamo più volte ricordato ai nostri lettori. Con lo spread a 200 punti, con la minaccia di una procedura di infrazione da parte della UE, con la prospettiva di dover comunque fare a fine anno una legge di bilancio amara, non c’è da pensare che si possa cavarsela con interventi che non suscitano dibattito. Tutti sappiamo cosa vorrà dire fare dibattito su questi temi in vista di una campagna elettorale a cui non potremo comunque sottrarci perché quando si approverà la legge finanziaria saremo a pochi mesi dalla fine della legislatura (febbraio 2018) e dunque dal conseguente ricorso alle urne.
Anzi è utopistico immaginare che la campagna elettorale inizierà nell’autunno di quest’anno, perché tutti sanno benissimo che è già iniziata e che non si fermerà, anzi troverà sempre nuove occasioni di alimento. Giusto per rinfrescarci la memoria ne cito alcune. Innanzitutto ci sarà l’evoluzione della telenovela romana della sindaca Raggi e dei suoi tre amici al bar, cosa che fa prevedere sia attacchi dagli avversari sia difese all’ultimo sangue da parte dei Cinque Stelle. Sulla capacità che questo inneschi risse c’è da stare certi. Poi in aprile ci saranno le elezioni in Francia. Già adesso vediamo i riflessi delle sparate della Le Pen, ma poi ci saranno tutte le speculazioni su chi vince e chi perde, comunque vada: da chi vedrà eventualmente una prova della forza del ciclone Trump a chi altrettanto eventualmente vedrà l’importanza del “blocco repubblicano” nello sconfiggerla. In autunno avremmo poi la tornata elettorale in Germania, e anche qui ci sarà materia per gettarsi in speculazioni varie da parte delle forze politiche italiane, divise fra apprezzamenti alla Merkel, interpretazioni più o meno fantasiose sull’andamento elettorale di Schultz e della SPD, entusiasmi da parte di alcuni per il populismo della AfD.
Il tutto naturalmente con sullo sfondo più che il dibattito, la rissa interna al PD, dove i personalismi si sprecano e le proposte politiche sono sempre più evanescenti. Non sappiamo ancora se si farà il congresso (a fine anno) o si faranno le primarie per il candidato premier se si vota a giugno (sembra sempre meno probabile, ma non si sa mai), ma sappiamo già che le correnti unite alle pulsioni presenzialiste di qualche personaggio non si asterranno dal cucinarci uno spettacolo pirotecnico.
In queste condizioni la preoccupazione, assai palpabile in molti ambienti della classe dirigente, è che restiamo schiavi di una politica incartata, che però nessuno, almeno al momento, sembra essere in grado di… scartare.
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