Per le malattie dell'occhio si utilizzerà anche Protonterapia. L'oculistica trentina nei progetti della responsabile Romanelli
Il Centro di Protonterapia di Trento potrebbe ampliare la sua applicazione e diventare un riferimento nel trattamento di alcune malattie dell'occhio. “Vi sono delle patologie oculari oncologiche molto serie, come il noto melanoma della coroide, che trovano come terapia d’elezione solo la protonterapia”, conferma in diretta alla rubrica “Obiettivo Salute” di radio Trentino inBlu la dottoressa Federica Romanelli, direttrice dell’Unità multizonale di oculistica, che anticipa un progetto d'avanguardia. E spiega: “Il fascio di protoni è in grado di andare a distruggere il tumore, preservando i tessuti circostanti. Altre tecnologie, invece, possono distruggere il tumore danneggiando però anche la retina. L'obiettivo nostro e dell’Azienda Sanitaria è valutare la fattibilità dell’utilizzo della protonterapia per queste patologie. L'auspicio sarebbe di cominciare l'iter già nel 2017, ma prima del 2018 non sarà realizzabile.”
C'è molta progettualità e traspare l'idea che Oculistica trentina possa crescere e diventare sempre più un polo di alta specializzazione, nelle parole della dottoressa Romanelli. Primario del reparto di Rovereto dal maggio 2014, oggi è direttrice dell’Unità multizonale di Oculistica, con sede istituzionale all’ospedale di Rovereto e sede operativa a Trento. Sta dando i risultati auspicati la riorganizzazione voluta dall'Azienda per fermare la fuga di pazienti fuori provincia: nel 2015 e nel 2016 sono stati eseguiti circa 500 interventi di chirurgia vitreo retinica. Ed ora un nuovo progetto innovativo. Tutt'altro, dunque, rispetto al ridimensionamento paventato da molti.
“Siamo stati i prima ad essere organizzati come unità operativa multizonale – sottolinea ancora il primario – vale a dire che abbiamo più sedi in cui lavoriamo e vi è un’attività di collaborazione e di interazione con il territorio. Per cui non solo Trento e Rovereto, ma anche realtà come Arco, Cles o i distretti. Alcune prestazione vengono erogate in strutture diverse ma in modo uniforme. E così sarà anche in futuro.”
Cosa risponde a chi lancia l’allarme della possibile chiusura di Trento per patologie più diffuse, come la maculopatia.
No, rimarranno tutti e due i poli di Trento e Rovereto dove le prestazioni sono erogate in modo paritario. Per la maculopatia, patologia abbastanza diffusa e invalidante a carico di pazienti per lo più anziani, abbiamo oggi a disposizione terapie iniettive con farmaci che fermano il processo o, in alcuni casi, migliorano la situazione. E’ importante fare diagnosi corrette e trattare tempestivamente il paziente, senza perdere giorni preziosi. L’intenzione è quella di mantenere le due strutture. I numeri dimostrano che l’attività è stata incrementata e la mole di lavoro è impegnativa.
Non c’è dunque un disegno che prevede di “svuotare” Trento?
No, anzi, vi è stato un incremento di prestazioni anche sul Santa Chiara. La volontà è di uniformare sempre di più le prestazioni, anche da un punto di vista tecnologico, tra gli ospedali di Trento e Rovereto che saranno sempre più in grado di comunicare, anche da un punto di vista tecnologico. Una comunicazione che s'intende verbale tra i medici ma anche un confronto possibile in via telematica su singoli casi, con la possibilità di un consulto senza far spostare il paziente.
Sul territorio al momento come siete presenti?
Alta specializzazione dunque a Rovereto, ma gli interventi ordinati intendete assicurarli su tutto il territorio?
E' quanto stiamo cercando di fare, con risultati oltretutto al momento sia numerici sia qualitativi. E’ un modo per ottimizzare le risorse, ma anche per garantire al paziente un miglior servizio.
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