Ricerca applicata e consulenza: il rapporto sull’attività svolta nel 2015 non si discosta dallo schema degli anni precedenti. Il salto di qualità potrebbe iniziare quest’anno. Ma solo se il mondo agricolo trentino saprà collaborare
Puntuale, a fine dicembre 2016 è arrivato, fresco di stampa, il Rapporto sull’attività svolta nel 2015 dal Centro per il trasferimento tecnologico della Fondazione Edmund Mach di S. Michele. Il primo Rapporto portava la data del 2009. A chi non conosce l’organizzazione della Fondazione ricordiamo che essa comprende tre comparti: Centro istruzione e formazione, Centro ricerca e innovazione, Centro trasferimento tecnologico.
La coesistenza all’interno di una unica realtà di tre attività fondamentali ed interconnesse rappresentate da ricerca, istruzione e consulenza si trova solo nei più importanti e rinomati complessi internazionali ed era già presente nello statuto redatto da Edmondo Mach, fondatore dell’Istituto agrario provinciale di S. Michele all’Adige con annessa Stazione sperimentale nel 1874. Sullo stesso modello operava all’epoca l’Istituto superiore di frutti viticoltura ed enologia di Klosterneuburg (Vienna) dal quale proveniva Edmondo Mach.
Le tre attività nel corso dei decenni non hanno sempre avuto eguale considerazione e non sempre è stato mantenuto il collegamento vitale tra di esse.
Tornando all’edizione 2015 del rapporto, si conferma dalla lettura il convincimento dell’impegno dei redattori nel raccogliere scegliere e presentare in forma rigorosa, ma piana e comprensibile, gli argomenti trattati. La prima parte contiene 41 relazioni su altrettanti temi affrontati dalle 6 unità del Dipartimento sperimentazione e servizi tecnologici e dalle 4 unità del Dipartimento filiere agroalimentari. Una parte delle relazioni riportate è stata a suo tempo pubblicata su l’Informatore agrario e su Terra Trentina oppure sono comparse in forma sintetica nei comunicati stampa o presentati con adeguato corredo di immagini ed interviste nei servizi televisivi curati dall’Ufficio per i rapporti con i mezzi di comunicazione.
Dovendo scegliere a titolo dimostrativo due argomenti particolarmente interessanti e nuovi, citiamo: “Drosophila Suzukii il successo della difesa con le reti anti insetto unita ad un intelligente gestione del microclima” e “Osservazioni sullo stato nutrizionale del vigneto in relazione alla gestione convenzionale, biologica e biodinamica”.
Nella seconda parte si propone una sintesi dell’attività svolta chiaramente dettata dall’esigenza di dimostrare all’esterno quanto ha fatto in un anno il Centro trasferimento tecnologico, ma soprattutto l’ampia riserva potenziale di cui dispone, se l’agricoltura trentina nei suoi vari comparti si decidesse a collaborare convintamente e in continuità.
Piattaforma servizi: messaggistica tecnica; dati dei servizi: diagnostica fitopatologica, selezione sanitaria. Centro di saggio. Apicoltura. Analisi chimiche e microbiologiche; i dati dei servizi: microvinificazioni, rilievi fisiologici e nutrizionali; analisi pre-post raccolta. Agrometeorologia, modelli previsionali. Analisi qualità biologica dei corsi d’acqua. Analisi chimico fisiche nelle pescicolture trentine. Analisi fitosanitari nei sedimenti fluviali. Analisi chimiche biomasse. Analisi biologiche biomasse. Analisi olfattometriche. Ispezione centri di controlli funzionali delle irroratrici. Riconoscimenti. Pubblicazioni 2015. Prodotti editoriali. Eventi organizzati. Tesi accademiche discusse nel 2015. Partecipazione comitati e gruppi di lavoro.
In quale misura i potenziali utenti ne hanno fruito? Questa impostazione è coerente con i fini istituzionali che dovrebbe svolgere un Centro trasferimento tecnologico?
Una cosa è certa: nel 2015 vigeva ancora il regime di consulenza gratuita e rivolta indistintamente a tutti gli utenti. Nel 2016 è stata introdotta la consulenza a pagamento. A nostro avviso in ritardo di almeno 15 anni.
Il modello del Centro di consulenza dell’Alto Adige si sarebbe infatti dovuto applicare già nel momento di trasferimento dell’ESAT a S. Michele.
Altra costatazione: nel 2016 solo APOT per una parte del comparto ortofrutticolo trentino è riuscita a stabilire rapporti di collaborazione su progetti definiti e condivisi mettendo a disposizione 480 mila euro. Il cambiamento di vertice, anche se parziale, per un anno, equivale ad una sfida che la persona interessata intende affrontare con coraggio e visuale aperta.
A fare un passo avanti verso una collaborazione piena e convinta sono i servizi diversi da quelli dell’ortofrutta.
Lascia una recensione