“Coltivo turismo, con il sorriso”

Origini contadine per la solare manager: «Trento attira per storia e verde: turisti raddoppiati negli ultimi dieci anni».

«Dobbiamo migliorare i servizi, ampliare orari di negozi e ristorazione».

«Funivia Trento-Bondone? Sarebbe un investimento con indotto immediato».

Il giudizio in diretta di Ferrandi (Museo Storico): «Elda ha il merito di aver messo a sistema il territorio»

“Eccome, di Terlago!”. A dispetto del cognome “Verones”, strano scherzo del destino per chi deve promuovere il territorio trentino, Elda è una purosangue. “Prima di quattro sorelle”, chiarisce in diretta a radio inBlu nell'ultima puntata 2016 di Radiografia. Poi integra la scheda autobiografica: “Famiglia contadina. E noi abituate a fare di tutto, anche se donne. Ma, soprattutto, ho imparato a seminare, per poi raccogliere a fine stagione”.

Filosofia bucolica e tenacia da vendere, come si percepisce anche dai gusti musicali (con quella “The Best” di Tina Turner in apertura di scaletta), Elda Verones guida l'Apt di Trento e della valle dei Laghi da sei anni.

Modello di orgoglio femminile, direttora?

Donna o uomo non conta, conta l'impegno. Le donne hanno saputo farsi strada anche nel mondo manageriale. Nello staff di Apt siamo tante donne, mentre l'organo politico è quasi interamente maschile. Ma non mi disturba: abbiamo ottimi rapporti.

Come è arrivata ai vertici?

Ho intrapreso gli studi di ragioneria, quindi il lavoro al Comune di Terlago e l'ingresso con concorso nel 1984 all'allora “Azienda di cura soggiorno e turismo” di Trento, con Valsugana annessa. Da lì ho fatto un cammino con concorsi interni per arrivare ad assumere la direzione dopo 24 anni di lavoro.

Promuovere un territorio che cosa vuol dire?

Guardarsi attorno per riconoscere la domanda e cercare le peculiarità che ti distinguono anche a livello internazionale.

E la domanda cosa suggerisce?

Nel nostro caso l'ospite cerca soprattutto gli aspetti storici. Trento ha molto da offrire in questo ambito, così come nell'arte: Buonconsiglio, Diocesano, Piazza Duomo, i luoghi del Concilio. Ma è anche una città proiettata nel futuro. Altro aspetto è la Trento città nel verde, con le sue piste ciclabili, le passeggiate all'aria aperta. Questi i due elementi che promuoviamo. Ma è un turismo che vive molto anche del passa-parola.

Le presenze vi stanno premiando?

Raddoppiate negli ultimi dieci anni: erano cinquecentomila nel 2004, oltre 1 milione nel 2015. Le presenze si calcolano sui pernottamenti degli ospiti. E la permanenza media è cresciuta da due a tre notti, perché l'offerta è davvero per tutti.

Servirebbero più posti letto in zona?

Ci sono attualmente quattromila posti letto. Ce ne fossero di più riempiremmo anche i nuovi.

Dove si può migliorare l'offerta?

Nei servizi. Negli ultimi dieci anni siamo cresciuti. Ma dovremmo ampliare gli orari dei negozi e nella ristorazione. Se un ospite deve mangiare alle 14 deve poter trovare un ristorante aperto. Piccoli miglioramenti che fanno una grande differenza. Anche se mi rendo conto che in un'organizzazione di un'azienda familiare diventa difficile. C'è una dignità da rispettare.

Il Mercatino natalizio è lo “specchietto” più efficace?

Nelle cinquanta giornate di Mercatino registriamo centocinquantamila presenze, il 15% del totale sull'anno. Ma il Mercatino fa complessivamente ottocentomila visitatori, contando l'ospite di giornata. Ma non possiamo dimenticare il Festival dell'Economia e il TrentoFilmFestival, o grandi eventi sportivi come la Charly Gaul.

Del Mercatino che ha appena chiusi i battenti si è detto che va necessariamente riqualificato e caratterizzato di più. Concorda?

E' la scommessa su tutti gli eventi. Il mercatino in poco più di vent'anni è cresciuto molto rispetto all'arco alpino. Anche la distribuzione su più piazze ha funzionato molto. C'è già una commissione che seleziona gli espositori in linea con tradizione e identità del territorio. Ripeto: tutto è migliorabile.

Su quali piazze internazionali state promuovendo Trento?

Stiamo lavorando su Germania, Austria, Olanda, Polonia e Repubblica Ceca. Le nostre presenze arrivano da questi cinque mercati. Ovviamente l'Italia rappresenta il 60% del totale degli arrivi. Ma l'offerta allargata all'estero offre garanzie per il futuro.

Il Muse quanto ha contribuito?

In modo incredibile. E' un'eccellenza riconosciuta, ha il merito di aver rafforzato le presenza anche negli altri musei: Buonconsiglio, Diocesano, Gallerie… I costi di gestione vanno giudicati sull'indotto.

Parliamo di Bondone: la sensazione è che ci si trovi di fronte a una perenne opera incompiuta, un “vorrei ma non posso”. Disfattisti?

Non sono d'accordo, perché anche sulla montagna di Trento è stato fatto molto. Negli ultimi vent'anni le strutture ricettive si sono ampliate e oggi hanno accoglienza di prim'ordine con 1500 posti letto e tutti qualificati. Notiamo che il turista si fidelizza e ritorna.

La funivia serve davvero?

Sì. Abbiamo sempre detto che la mobilità è importante. Se ne parla dal 1950. In una ventina di minuti si sarebbe a Vason. Compatibilmente con le possibilità, sarebbe un investimento con indotto immediato. Trento diventerebbe città con polmone verde incredibile e non ci sarebbe più un turismo legato alla stagionalità.

A fine gennaio sapremo se Trento sarà o meno capitale della cultura 2018. Ce la giochiamo?

E' un obiettivo importante, che ci consente, comunque vada, di crescere. Rispetto alla concorrenza noi ci distinguiamo su tanti aspetti, compresa la qualità della vita.

Verones, ha scelto un ospite telefonico a Radiografia?

Sì, Giuseppe Ferrandi, direttore della Fondazione Museo Storico.

Ferrandi, buongiorno. Partiamo da Trento capitale della cultura: abbiamo i numeri?

Giorni fa Paolo Mieli diceva che Trento potrebbe essere la “capitale della storia” per la sua collocazione geopolitica e il suo patrimonio storico-artistico. Io dico: facciamola diventare “capitale del futuro”.

Un voto alla direttora dell'Apt?

Dieci. Se da insegnante non lo darei mai, in questo caso scatta l'amicizia e il fatto di averla vista all'opera in migliaia di occasioni: produce sempre meraviglie.

In che senso, Ferrandi?

Verones ha il merito di aver messo a sistema il territorio. Mi ha fatto conoscere mondi e operatori economici e poi da appassionato sportivo ho anche altri motivi visto le tante manifestazioni da lei create. Tutti si riempiono la bocca dicendo che la cultura deve creare valore, ma non bastano le cattedrali. Non bastano eventi o grandi musei serve rapporto con il territorio e la capacità di tradurre una buona proposta in fattore di sviluppo economico. Ruolo che l'Apt svolge egregiamente.

Grazie, Ferrandi. Verones, torniamo a lei. Qualcuno, ben prima di lei, coniò lo slogan “Trento città che sorride”. Trae da qui il suo sorriso contagioso?

E' il mio modo di essere da sempre, anche sul lavoro. Impostato sul dare l'esempio: a volte anche i miei collaboratori mi stupiscono. Ma, vede, in una famiglia quando sei maggiorenne e hai delle sorelle più piccole devi saper aiutare in casa e provare a risolvere le problematiche con il sorriso. Devi crescere, andare avanti e a tutt'oggi noi sorelle siamo un team, molte unite, tutte donne manager. Dopo tanti sacrifici e grazie ai genitori, al loro pensare prima agli altri.

Da donna social, l'ultimo post?

In diretta da piazza Duomo con le luci natalizie. Ma ora pensiamo alla neve. Sperando arrivi.

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