Dal 1983, il Servizio Statistica della Provincia autonoma di Trento presenta alla fine di dicembre, il proprio Annuario, giunto così quest'anno alla trentaquattresima edizione. La pubblicazione offre un quadro completo e aggiornato del Trentino dal punto di vista ambientale, demografico, sociale ed economico. Sarà data alle stampe nel marzo 2017, ma è già consultabile on line all'interno del sito internet www.statistica.provincia.tn.it. Ne proponiamo una sintesi.
Popolazione. Al 1° gennaio 2016 la popolazione residente in Trentino ammonta 538.223 abitanti, di cui 263.270 maschi (pari al 48,9%) e 274.953 femmine. Nel corso del 2015 si è registrato in Trentino un saldo complessivo positivo pari 807 unità, determinato da un saldo naturale (differenza tra nascite e decessi) che diventa, dopo venti anni, negativo (-215 persone) e da un saldo sociale largamente positivo (2.253 persone).
I nati del 2015 sono stati 4.836; i morti 5.051 unità, 298 in più del 2014. Il numero medio di figli per donna (pari a 1,56 nel 2015) è superiore al dato medio nazionale (1,35), ma in calo progressivo dal 2010. Alla bassa fecondità si accompagna la scelta di rinviare sempre più in là il momento in cui avere figli. L’età media delle madri al parto, infatti, è pari a 31,8 anni, superiore alla media nazionale (31,6 anni). Tale indice risulta ancora più elevato, e pari a 32,5 anni, se si considera la sola componente italiana (28,8 anni per la componente straniera).
Gli stranieri residenti in provincia di Trento al 1° gennaio 2016 sono 48.466 e rappresentano il 9,0% della popolazione residente in Trentino (erano lo 0,6% nel 1992 ed il 9,3% nel 2014). Rispetto al resto del Paese, la provincia di Trento si colloca in una posizione intermedia: in Italia gli stranieri sono l'8,3% della popolazione residente e il 10,6% nelle ripartizioni Nord-est, Nord-ovest e Centro. L'incidenza maggiore si registra in Emilia-Romagna, con il 12,0%.
In costante crescita risulta il numero di famiglie. La popolazione trentina nel 2015 è suddivisa in 233.001 famiglie (1.264 in più rispetto all’anno precedente), con un numero medio di componenti per famiglia di 2,3; nel 1951 tale valore era pari a 3,9. Nell’ultimo decennio si è ridotta l’incidenza delle coppie, con o senza figli, mentre è aumentata l’incidenza delle famiglie monogenitoriali.
Anche nel 2015 si conferma il fenomeno, in atto ormai da molti anni in tutti i paesi europei, dell’invecchiamento progressivo della popolazione. L’età media della popolazione trentina risulta essere di 43,4 anni (41,9 anni per i maschi e 44,8 per le femmine); in occasione della rilevazione censuaria del 1981 era risultata pari a 36,6 anni. Nel 2015, tuttavia, l’aumento della mortalità, ha prodotto una modesta riduzione della speranza di vita alla nascita per la componente femminile, che risulta pari a 85,9 anni, con una riduzione di 0,2 anni. La speranza di vita per i maschi si attesta, invece, a 81,4 anni, con un incremento di 0,1 anni.
La popolazione giovane (classe 0-14 anni) ammonta nel 2015 a 79.888 unità, pari al 14,8% della popolazione residente, mentre nel 1981 tale proporzione era del 19,9%. Negli ultimi anni la quota di popolazione giovane rimane sostanzialmente costante, mentre continua ad aumentare l’incidenza delle persone di 65 anni e oltre: oggi sono 113.496 e rappresentano il 21,1% della popolazione residente; nel 1981 erano il 14,3%. I grandi anziani (80 anni ed oltre) rappresentano nel 2015 il 6,5% della popolazione residente, in crescita rispetto al 2,5% del 1981.
L’indice di vecchiaia (rapporto tra la popolazione di 65 anni e oltre e quella fino a 14 anni) ha raggiunto il valore di 142,1, in crescita rispetto all’anno precedente (al censimento del 1981 il valore dell’indice era pari a 71,9; al censimento del 1991 era pari a 109,5). A livello nazionale lo stesso rapporto è di circa 161 anziani ogni 100 giovani.
Aspetti sociali. Nel corso del 2015 sono stati celebrati in Trentino 1.563 matrimoni, 67 in più rispetto al 2014 (+4,5%) ma circa il 35% in meno di quelli che si celebravano a metà degli anni Novanta. Confermando quanto avviene dal 2010, i matrimoni civili (57% contro il 10% degli anni Ottana) hanno superato quelli religiosi. A livello nazionale, invece, il rito civile incide per il 45,3%.
Risulta ancora in aumento l’età media delle spose al primo matrimonio: nel 2015 essa è pari a 31,9 anni, rispetto ai 31,7 dell’anno precedente. Per i maschi si registra, invece, una modesta diminuzione, passando dai 35,2 anni del 2014 ai 35,0 del 2015.
Dei 1.563 matrimoni contratti nel 2015, 238, pari al 15,2%, sono matrimoni misti o con entrambi i coniugi stranieri (erano stati il 13,9% nel 2014); di questi, 25 sono matrimoni religiosi e 213 civili.
Istruzione. Tra la gestione diretta e la gestione in convenzione risultano essere 95 le strutture che offrono servizi alla prima infanzia, per un totale di 3.603 posti disponibili, con un incremento di 154 posti rispetto all’anno educativo 2013/2014 e di circa 1.000 posti negli ultimi 5 anni. Sono inoltre circa 370 i bambini che nel corso dell'anno educativo 2014/2015 hanno usufruito in provincia del servizio Tagesmutter.
Rispetto all'anno scolastico 2014/2015 il numero degli alunni e degli studenti iscritti alle scuole trentine nel 2015/2016 si presenta in leggera flessione (-0,2%). Nel complesso del sistema educativo (dalla scuola materna alla scuola media superiore) sono iscritte 88.276 persone.
Anche nell’ultimo anno scolastico si confermano gli elevati livelli di partecipazione all’istruzione post-obbligatoria, che risultano più alti della media nazionale. Risulta invece in flessione nell’anno accademico 2014/2015 il numero degli studenti trentini iscritti all’università (12.891, 450 in meno rispetto all’anno accademico precedente), segnando il calo più consistente degli ultimi anni.
L’area umanistica risulta ancora la preferita (30%), seguita dall’area dell’ingegneria e dell’architettura (16,2%) e dall’area economica (12,1%). Queste aree, insieme a quella giuridica, fanno registrare nell’ultimo decennio un calo consistente degli iscritti; aumenti rilevanti degli iscritti si registrano, viceversa, per l’area medica, agraria e delle scienze motorie. Gli universitari trentini che studiano fuori provincia sono il 44,8% del totale, in continua crescita (erano il 42,4% nell’anno accademico precedente e il 36% dieci anni fa).
Nell’anno accademico 2015/2016 gli iscritti all’Ateneo trentino sono risultati 16.235, con un decremento dell’1,9% rispetto all’anno precedente. Il calo maggiore (-6,3%) si registra per il Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive, mentre un incremento significativo degli iscritti lo fa registrare il Dipartimento di Ingegneria Industriale (+10,6%), che si conferma – nelle varie specializzazioni – l'indirizzo più frequentato (26,5% degli iscritti).
Sono in calo piuttosto marcato i trentini iscritti all’Università degli Studi di Trento: rispetto all’anno accademico 2014/2015 il numero degli iscritti si è ridotto del 7% e nel corso degli ultimi 10 anni il calo è stato di circa il 30%. È nel Dipartimento di Lettere e Filosofia che si registra la quota più elevata di studenti trentini, pari al 52% del totale degli iscritti, mentre alla Facoltà di Giurisprudenza si rileva la quota più bassa (23%).
Sono circa 6.450 gli iscritti all’Università della Terza Età e del Tempo Disponibile, di cui l’84% è di genere femminile. La classe più rappresentata è quella compresa fra i 66 ed i 75 anni, anche se circa il 3% ha un’età inferiore ai 55 anni. Sono circa 200 gli iscritti con più di 86 anni.
Cultura. Dopo il consistente incremento dei visitatori dei musei trentini registrato nel corso del 2014 (+41,8% rispetto all’anno precedente), grazie soprattutto all’incremento dei visitatori al Muse, nel 2015 il numero dei visitatori risulta sostanzialmente stabile (+0,2%). In complesso i paganti sono stati 827.541 (il 4,3% in meno rispetto al 2014), mentre gli ingressi gratuiti sono risultati 500.336, l’8,8% in più rispetto all’anno precedente.
Il museo più visitato si conferma il Muse, con 542 mila visitatori (erano stati 530 mila l’anno precedente), seguito dal Castello del Buonconsiglio, con 156 mila visitatori e dal Mart (113 mila visitatori).
Rilevante anche l’aumento delle persone che si dedicano alla lettura. Nel 2015 il 59,7% della popolazione ha letto almeno un libro (il 52,2% nel 2014 e il 48% nel 2000) e i grandi lettori, cioè coloro che hanno letto almeno un libro al mese, sono il 17% della popolazione. Il 10% della popolazione ha letto nel corso del 2015 un libro online o un e-book.
Occupazione. Nel 2015 le forze di lavoro sono pari 249.519 unità, di cui 232.535 occupati e 16.984 persone in cerca di occupazione. Nell’anno precedente, le forze di lavoro erano risultate 249.460, di cui 232.152 occupati e 17.308 in cerca di occupazione. Questo vuol dire che il mercato del lavoro locale, nonostante la crisi economica, è risultato dinamico, creando opportunità di lavoro in grado di assorbire l’aumento di offerta di lavoro e di ridurre, in particolare per la componente femminile, il numero delle persone in cerca di occupazione.
Si mantiene però ancora elevato (circa 13 punti percentuali) il divario tra la componente maschile e quella femminile, anche se più contenuto rispetto a quanto registrato a livello nazionale (20 punti percentuali) e in progressiva riduzione sia per l’aumento del tasso di attività femminile sia per una contemporanea riduzione, nel 2015, di quello maschile: per gli uomini il tasso di attivitàà nel 2015 è pari al 77,4% (78,3% nel 2014), mentre per le donne tale tasso è pari al 64,6% (63,5% nel 2014).
Nel 2015 il tasso di disoccupazione (persone in cerca di occupazione di 15 anni e oltre su forze di lavoro nella stessa classe di età) è pari al 6,8% rispetto al 6,9% rilevato per il 2014. Analizzando la composizione di questo tasso per genere, si nota che la riduzione interessi esclusivamente la componente femminile: il tasso di disoccupazione maschile cresce, infatti, dal 6,1% del 2014 al 6,4% del 2015 mentre quello femminile si riduce dall’8,0% al 7,3%. A livello nazionale il tasso di disoccupazione risulta pari all’11,9%, quello maschile all’11,3% e quello femminile al 12,7%.
Il tasso di disoccupazione giovanile (persone in cerca di occupazione tra i 15 e i 24 anni sulle forze di lavoro nella stessa classe di età) in Trentino nel 2015 è pari al 23,6% (27,1% nel 2014), mentre la media nazionale è pari al 40,3%).
Tra i lavoratori dipendenti, nel 2015, il 16,8% ha un contratto a tempo determinato (17,5% nel 2014). Nel 2015 i lavoratori con contratto a tempo parziale risultano invece 51.058, con un incremento del 2% sull’anno precedente.
Dopo due anni in cui si sono registrate flessioni consistenti, nel 2015 tornano a crescere le ore autorizzate di Cassa Integrazione Guadagni, nello specifico quella straordinaria, legata a crisi aziendali di particolare rilevanza.
Economia. Nel 2015 il Prodotto Interno Lordo provinciale è pari a 18.528 milioni di euro a prezzi correnti e a 17.560 milioni di euro a prezzi 2010. Dopo la flessione registrata nel triennio 2012-2014, nel 2015 il PIL trentino si stima in crescita (+0,9%) rispetto all’anno precedente in termini reali (era calato dello 0,2% nel 2014). A livello nazionale la crescita stimata nel 2015 del PIL in termini reali è pari allo 0,7%.
Il Prodotto Interno Lordo per abitante è pari a circa 34,5 mila euro a prezzi correnti e 32,7 mila Euro a prezzi 2010, in crescita rispetto al 2014 sia a prezzi correnti (+1,2%) sia a prezzi costanti (+1,7%).
Sul fronte degli scambi con l’estero, il 2015 registra un saldo delle transazioni commerciali chiaramente positivo e pari a 1.406 milioni di euro. Nell’anno precedente lo stesso saldo era risultato pari a 1.356 milioni di euro, con un incremento, quindi, nel corso del 2015 pari al 3,7%, dovuto alla contemporanea crescita del valore delle esportazioni (+4,2%) e delle importazioni (+4,6%).
La Germania continua a rappresentare il principale mercato verso cui sono dirette le merci trentine, 16,2% (all’inizio degli negli anni Novanta rappresentava il 37%), e nello stesso tempo il Paese da cui proviene la maggior parte dei prodotti importati (25,5%). Cresciuti considerevolmente i livelli di import-export con l’Est europeo (extra UE): dai 26 milioni di euro di esportazioni del 1991 si è passati agli attuali 163 milioni.
Anche dalla nati-mortalità delle imprese emergono segnali di miglioramento del sistema economico trentino. Alla fine del 2015 le imprese attive risultano 46.911 (erano 46.803 nel 2014) e il saldo tra imprese iscritte e imprese cessate torna ad essere positivo (+414), dopo un triennio in cui si sono registrati saldi negativi (-213 nel 2014, -227 nel 2013 e -602 del 2012). Le nuove imprese iscritte nel corso dell’anno sono 2.862, a fronte di 2.448 cessazioni.
Son circa 4.500 le imprese giovanili attive, cioè quelle la cui partecipazione del controllo e della proprietà è detenuta in prevalenza da persone di età inferiore ai 35 anni; si concentrano prevalentemente neisettori dell’agricoltura, del commercio e delle costruzioni.
In crescita l’imprenditoria femminile: sono circa 8.300 le imprese attive, in cui la percentuale di partecipazione femminile risulta superiore al 50%. Le presenze maggiori di imprenditrici si ritrovano nei settori del commercio, dei servizi di alloggio e ristorazione e in agricoltura.
Il numero di imprese attive in Trentino, la cui partecipazione del controllo e della proprietà è detenuta in prevalenza da persone non nate in Italia, è in costante crescita e nel 2015 si attesta intorno alle 3mila unità, di cui circa 700 (pari al 22,6%) con imprenditore cittadino della Comunità Europea.
Altro segnale positivo giunge dalla stabilizzazione del numero di imprese artigiane attive in Trentino, dopo un lungo periodo in cui si sono registrati pesanti cali: alla fine dell’anno le imprese iscritte alla Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura risultano 12.833, 12 in meno del 2014. Il settore in cui è più elevata la presenza di imprese artigiane si conferma quello delle attività edili (5.706).
Dopo il minimo toccato nel 2012, anche il consumo di energia elettrica, indicatore spesso utilizzato per misurare indirettamente l’andamento dell’attività produttiva, risulta in crescita raggiungendo il massimo storico. Al netto dei consumi domestici, che nel 2015 risultano in calo del 4,9% sull’anno precedente, l’incremento dei consumi dei soli settori produttivi è ancora più consistente e pari a circa il 5%. Distinti per settore di utilizzazione, la crescita più importante dei consumi si rileva nel settore agricolo (+17,2%), seguito dall’industria (+4,9%) e dal terziario (+4,1%).
Nel 2014 la fonte energetica più rilevante si conferma quella idroelettrica (84,1%), seguita dalla termoelettrica tradizionale (13,5%) e quindi dal fotovoltaico (2,4%) che nel 2008 non raggiungeva neppure lo 0,1%.
Per quanto riguarda il settore primario, dopo il livello record raggiunto dalla produzione di mele nel 2014, nel corso del 2015 la produzione si mantiene su livelli ragguardevoli (5,4 milioni di quintali), di poco inferiori a quelli dell’anno precedente (-4%). La produzione locale rappresenta circa il 22% della produzione nazionale.
Consistente, invece, l’incremento della produzione di uva nel 2015. Rispetto all’anno precedente, la produzione è risultata pari a 1,3 milioni di quintali, con un incremento del 22,4%. Torna a crescere anche la produzione di pere, che nel 2015 raggiunge i 2.500 quintali, ben lontana però dagli oltre 76 mila quintali che si erano registrati nel 1980. Sempre più l’agricoltura trentina pone attenzione alle colture biologiche: la superficie coltivata con metodo biologico è infatti in rapida espansione e nel 2015 ammonta a 8mila ettari, circa il 23% in più del 2014 e il doppio della superficie coltivata nel 2005.
Nel comparto dei servizi, il turismo rappresenta per l’economia trentina un fenomeno di assoluta rilevanza, che si è mantenuta inalterata o addirittura è aumentata anche negli anni più difficili della crisi economica. Il Trentino si conferma, infatti, secondo, dietro alla provincia di Bolzano, per la capacità di attrarre consumi turistici, in un momento in cui la domanda dei residenti è debole.
Nel corso del 2015 in Trentino si registrano circa 11,8 milioni di presenze negli esercizi alberghieri e 4,3 milioni negli esercizi complementari: per entrambe le tipologie ricettive si tratta di risultati mai raggiunti in precedenza. Completano il quadro circa 5 milioni di presenze negli alloggi privati e 9,1 milioni di presenze nelle seconde case. Il sistema ricettivo trentino, pertanto, vede nel corso del 2015 circa 30,2 milioni di pernottamenti.
A questi risultati in termini di pernottamenti corrispondono, nel corso del 2015, valori altrettanto significativi e crescenti dal lato degli arrivi, pari a circa 2,9 milioni di turisti negli esercizi alberghieri e a circa 5,4 milioni nel complesso delle strutture ricettive.
Entrambe le stagioni turistiche forniscono risultati eccellenti, grazie al ritorno degli italiani e alla costante crescita degli stranieri. Nel corso del 2015 i primi fanno registrare 7,2 milioni di pernottamenti negli esercizi alberghieri e 2,2 milioni negli esercizi complementari. Nel complesso delle strutture ricettive, inclusi gli alloggi privati e leseconde case, le presenze di turisti italiani raggiungono i 22,6 milioni e rappresentano il 75% delle presenze totali.
Negli esercizi alberghieri si è registrato un incremento di presenze di turisti italiani del 6,3% e in quelli complementari dell’8,0%. Grazie ad un incremento medio nelle varie strutture ricettive pari al 3%, le presenze italiane sono ritornate ai livelli del 2012 e prossime ai 23 milioni degli anni precedenti.
Anche le presenze straniere risultano in crescita (+1,5%), consolidando un trend in atto da alcuni anni e raggiungendo nel 2015 il livello più alto fino ad ora registrato sia negli esercizi alberghieri che in quelli complementari.
Non si arresta, invece, il fenomeno, comune anche alle altre regioni italiane, della progressiva riduzione della permanenza media dei turisti nelle strutture ricettive della provincia. Oggi la permanenza media nel complesso delle strutture ricettive risulta di 5,5 giorni e di 4 giorni negli esercizi alberghieri; nel 1985 era invece prossima ai 10 giorni nel complesso delle strutture e di circa 6 giorni negli esercizi alberghieri.
Se la riduzione della permanenza media è un fenomeno generalizzato, analizzandolo per provenienza emerge che questo fenomeno è molto più marcato per la componente nazionale che per quella straniera. Dagli anni Ottanta ad oggi, la durata media della vacanza dei turisti italiani nel complesso delle strutture ricettive si è ridotta di circa 4 giorni, da 10 a 6 giorni; negli esercizi alberghieri, mentre la permanenza media degli italiani è scesa da 5,8 a 3,9 giorni.
Territorio. Ammonta a poco meno di 200 mila ettari, pari al 32% del territorio provinciale, la superficie protetta. La quota più rilevante è quella dei parchi, che ammonta a poco più di 99 mila ettari (50% del totale della superficie protetta).
Nel 2015 la produzione totale di rifiuti urbani ammonta in Trentino a 259 mila tonnellate (417 chilogrammi per abitante, 8 in meno rispetto all’anno precedente), in flessione rispetto al 2014 dell’1,4%, confermando una tendenza in atto da alcuni anni per effetto del diffondersi di una maggiore sensibilità ambientale.
Ciò trova conferma nel fatto che nel corso del 2015 la raccolta differenziata raggiunge il 74% della produzione totale di rifiuti urbani(era il 36% nel 2004 ed il 63% nel 2010), ponendo il Trentino al primo posto tra le regioni italiane, dove la media della raccolta differenziata è di poco superiore al 45%.
Sono i rifiuti indifferenziati a subire la maggiore contrazione (-4%) rispetto al 2014 e, in particolare, la frazione dei rifiuti ingombranti (-5,9%).
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