L’incontro con gli altri diventa “fiducia creativa”

Il vescovo Lauro ai giovani trentini nel secondo appuntamento di “Passi di Vangelo”

“Nella mia esperienza di fede, la parte principale la sta giocando il non essere da solo: ho capito che Dio agisce nella pratica dell'incontro”. Nelle parole di Lorenzo, ragazzo ventunenne impegnato con il Noi per il servizio civile, c'è il succo del secondo appuntamento di Parola Giovane, il percorso di lettura e commento del Vangelo intrapreso dal vescovo Lauro assieme ai giovani over 18.

Il messaggio, infatti, che è stato lanciato agli oltre 200 giovani la sera di giovedì 15 dicembre nella chiesa del seminario di Trento (e a molti altri collegati in diretta tramite radio Trentino inBlu), era proprio incentrato su questo incredibile metodo di comunicazione che Dio ha scelto per farsi vivo in mezzo a noi: l'incontro.

La serata ha preso il via sulle note del coro S. Caterina di Rovereto, dopo le quali ha parlato don Rolando, organizzatore della serata: “Quando c'è cambiamento, lo vediamo nelle nostre vite, c'è sempre anche incontro. La fede non si coltiva stando da soli, ma attraverso l'incontro; questo è il significato e la missione della Chiesa, assemblea di uomini e di donne che camminano inseme”. Subito dopo, la testimonianza portata da Lorenzo, Omar e Mattia, impegnati nel servizio civile, che con il racconto delle loro esperienza di fede e di incontro hanno coinvolto ognuno dei presenti portandoli a chiedersi il senso del proprio percorso all'interno della parrocchia: “Andiamo in oratorio semplicemente perché stiamo bene”, hanno interrogato i tre giovani, “oppure perché crediamo in qualcosa in più?”.

La lettura del Vangelo ha poi illuminato i presenti prima di lasciar spazio all'omelia dell'Arcivescovo. Il brano scelto dal capitolo 2 di Marco narra della guarigione del paralitico di Cafàrnao, salvato dalla fede dei quattro portantini che hanno calato dal tetto il paralitico perché fosse guarito. Ed è proprio sulla figura di questi quattro uomini che hanno collaborato insieme che ha insistito subito dopo il pastore della diocesi: “L'esperienza umana, che caratterizza ciascuno, è quella di essere portati e di portare, proprio come il paralitico e i suoi aiutanti: la Chiesa passa proprio per questa esperienza di aiuto dato e ricevuto da ciascuno”.

La riflessione di Tisi ha poi passato in rassegna altri caratteri salienti della Chiesa, primo tra tutti, quello dell'attenzione ai bisogni spirituali dell'uomo: “Non appena Gesù vede il paralitico, esclama: ”Figlio, ti sono rimessi i tuoi peccati!”. Davanti a un bisogno evidentemente fisico, l'attenzione è stata prima al bisogno interiore”, ha esposto l'Arcivescovo, “Quanto volte oggi, dietro ad un benessere esteriore, si celano fragilità e sofferenze che non cercano altro che attenzione?”.

“Vediamo dunque che la Chiesa, più che un “che cosa” è un “Chi”,- ha concluso infine-“ed esso è quel Dio sopra il semplice concetto di Dio, come teorizzava Guardini: l'unico capace di perdono”. Al termine della serata, i giovani hanno ricevuto, assieme agli auguri per un sereno Natale, la benedizione impartita dal nuovo diacono Francesco Viganò.

Un nuovo incontro dell'Arcivescovo con i giovani sarà giovedì 29 novembre quando a Rovereto parteciperà alle giornate di “Winter 2017”

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