Sulla scia dei preti "riformatori" a cui la terra trentina ha dato i natali – don Lorenzo Guetti, don Silvio Franch, don Dante – il filosofo, teologo e docente Marcello Farina appare come "l'ultimo dei Mohicani". Così lo ha definito il giornalista e scrittore Piergiorgio Cattani durante la presentazione de "Il pane di Farina" di cui è autore, appena pubblicato da Il Margine e presentato dialogando con lo stesso Farina e con il direttore de Il Trentino Alberto Faustini lunedì 12 dicembre al “Vigilianum” a Trento.
Si tratta di una lunga intervista, frutto di otto colloqui serali – "Conversazioni al tramonto di un mondo", come recita il sottotitolo alludendo al tramonto di un modo di intendere la fede cristiana, ma “sapendo che ogni giorno può spuntare un'alba sempre nuova” – durante i quali domande e risposte si sono susseguite e impastate, sfornando poi un pane da gustare in 24 capitoletti che svelano il filosofo ancor prima che il sacerdote.
Un volume in cui l'autore interroga con pazienza Farina "obbligandolo" a riflessioni che lasciano intuire quella "profonda semplicità" che ha sempre contraddistinto il sacerdote trentino, per una volta interpellato, incalzato, spinto ad andare in profondità compiendo una pesca interiore riportata in un testo che non è solo biografia, saggio o romanzo di formazione, come evidenziato da Faustini. Ripercorrendo le tappe salienti della sua vita, e insieme della storia ed evoluzione della Chiesa trentina di cui il filosofo è stato ed è testimone e protagonista, si coglie infatti lo slancio e il desiderio di vivere pienamente la vecchiaia, età che ha in sé il dono del compimento inteso come "coscienza della ricchezza dell'esperienza vissuta, senza rimpianti, felici di ciò che siamo riusciti a realizzare anche se è una pienezza relativa".
Il "pane quotidiano" di don Farina è fatto perciò di molti ingredienti: tra le tematiche toccate, la riflessione sulla solitudine e sul rapporto con gli altri; sul concetto di nascita; sul legame con Balbido, il paese d'origine, e sul rapporto con la madre; sul Concilio Vaticano II che per lui ha rappresentato un momento di svolta personale sancendo la decisione di farsi prete; sulla figura di don Guetti.
Il libro si apre con una citazione di Kafka che per Cattani è esemplificativa del modo di porsi del sacerdote: "La filosofia è considerata materia per intellettuali, ma quelle di don Farina sono briciole di sapere di un pane bianco offerto con semplicità: ha fiducia nelle persone e nel pensiero e si fa abitare dalle domande, rimanendo aperto ad ulteriori scoperte perché per lui la verità non è mai qualcosa di definitivo ma sempre da investigare".
"Il cristianesimo è un annuncio di libertà e di giustizia, questo per me è un passaggio fondamentale", ha concluso il sacerdote ricordando che in questa fase storica Papa Francesco ha dato la possibilità di immaginare una Chiesa diversa, valorizzando ogni rapporto umano, e che occorre recuperare il significato delle parole, oggi spesso vuote e prive di senso come bene comune e solidarietà, dando corpo e polpa per far sì che non siano solo suono e se ne possa avvertire il sapore autentico.
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