La trentina Francesca Patton racconta in un libro il suo percorso per smettere di fumare. E le conquiste successive
Esile ma da leggere con calma, soffermandosi su ogni pagina. E' più di un libro “Liberi di essere liberi” (Editrice Mandragora, Firenze), ultima fatica della giovane trentina Francesca Patton. E’ un percorso, un cammino che si sceglie di affrontare pur sapendo che sarà in salita.
“Sì, è un libro autobiografico, sottile ma impegnativo – spiega l'autrice ai microfoni di Trentino inBlu – Il cammino che c'è dietro è stato un viaggio verso la libertà. Essa si è manifestata nel momento in cui ho preso consapevolezza della mia dipendenza dalla sigaretta ed ho deciso di smettere di fumare. Da lì in poi è stata anche un'avventura perché ogni giorno riuscivo a fare un passo in più. Ogni giorno era una conquista e andava vissuto totalmente.”
L'incipit è chiaro: si smette per se stessi. Si deve voler smettere.
“Sì, assolutamente. Io non avevo motivi di salute o economici. Ma sentivo una forte esigenza di essere libera. Credo che i fumatori possano avere un'occasione in più: attraverso questa dipendenza oggettiva e molto visibile, si possano fare dei cammini che portano a scoprire un'esistenza nuova. Il fumo crea una cortina, ti impedisce di vedere e vivere le cose in maniera totale. Un po' come andare in bicicletta con le rotelle: vuoi delle protezioni, ma ti limiti, ti togli delle possibilità. La sigaretta fa questo, è uno schermo dietro cui nascondersi”.
Lei offre un'introspezione esigente nel libro, che va ben oltre il classico appello “fumare fa male”.
“Non è semplicemente un libro “per fumatori” ma per chiunque desideri in qualche modo ritrovare se stesso, ritrovare la propria forza. Per intraprendere un viaggio come quello dell'uscita da una dipendenza ci vuole coraggio. A volte anche un libricino, l'esperienza di qualcun altro può darci fiducia”.
Non è stato per niente semplice. All'inizio questo viaggio comporta privarsi di qualcosa che si desidera. Giusto?
È durissimo. Ma più è difficile, più è facile che poi rimanga nel tempo. Se si va veramente a fondo e si capisce qual è il motivo scatenante della dipendenza allora poi si riesce ad acquisire leggerezza.
Mi sono ritrovata nei primi giorni anche a piangere, mi mancava qualcosa. Mi sono sentita come a 15 anni, quando ho acceso la prima sigaretta perchè incapace di affrontare alcune situazioni dolorose che la sigaretta aveva nascosto. E da lì molte altre sigarette hanno nascosto una serie di passaggi che credevo di riuscire ad affrontare solo così. Ma in realtà con quei fantasmi prima o poi bisogna farci i conti.
Ha scelto la forma narrativa del diario, che mette a nudo i propri sentimenti.
“Non è stato facile mettere in piazza anche le proprie debolezze. Molte persone non sapevano neppure che io fumassi. Ho dovuto poi affrontare i componenti della mia famiglia con il ruolo che ognuno ha nella mia vita. Ma abbiamo fiducia che questo lavoro possa essere utile a tanti lettori. Non solo a chi vuole smettere di fumare, ma a tutti coloro che desiderano ritrovare la bellezza della vita.
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