C'è l'arroganza dei vent'anni (oggi ne ha 22, ma quando ha dato alle stampe il suo primo lavoro ne aveva solo 19), il segno talvolta indeciso di chi ancora deve perfezionare un suo stile, l'inquieta creatività di chi è cresciuto a pane e manga nell'opera a fumetti di Michele Poli. Questo raccontano gli studi, le sperimentazioni, gli schizzi che hanno portato a realizzare le tavole e le illustrazioni a fumetto dei suoi primi due libri, “Paratus Sum Mori” e “Paratus Sum Mori II” – pubblicati con le Edizioni 31 a distanza di due anni l'uno dall'altro -, esposti allo Studio d'arte Andromeda in via Malpaga a Trento fino all'8 dicembre. Un luogo non casuale, visto che Michele Poli all'Andromeda ha cominciato ad andarci da giovanissimo, per frequentare quella bella palestra di giovani disegnatori che è il Laboratorio di disegno umoristico oggi animato da Toti Buratti e da Salvatore Crisà e sostenuto con scelta lungimirante dalle Politiche giovanili del Comune di Trento.
Quella passione, coltivata anche sui banchi del liceo scientifico “M. Curie” di Pergine Valsugana, ha portato Michele Poli alla scelta di iscriversi all'Accademia di Belle Arti di Bologna (frequenta il terzo anno del corso di Fumetto e Illustrazione e il gioco comincia a farsi duro). “Una decisione digerita a fatica dai miei“, ci dice Poli portandoci in redazione i due volumi della saga a fumetti che racconta le vicissitudini del sedicenne Dave-L e del suo viaggio avventuroso dalla terra dei ghiacci, Ever Frost Land, fino ai confini del suo mondo per fare luce sui dolorosi fatti del passato e battersi con nuovi compagni d’avventura per la salvezza delle loro terre.
L’avventura, il viaggio, l’amore, l’amicizia, il coraggio, la lotta per un ideale sono i temi che muovono i suoi personaggi e intorno ai quali costruisce le sue storie. “Comincio cercando di dare forma all’idea di alcuni personaggi, disegnandoli inizio a sviluppare la trama. Cerco di non essere scontato, banale, e spero di esserci riuscito nella saga di ‘Paratus Sum Mori’”, spiega. Al disegno si è avvicinato spinto dalla passionaccia per i Manga, e lo si vede nello stile del suo fumetto abbozzato a matita e poi ripassato a china (“Mi piace il segno sporco della china”). Solo nel secondo libro ha fatto un uso un po’ più deciso della computer graphic, in particolare per realizzare le retinature “che, nella stampa in bianco e nero, mi consentono di ricreare l’effetto delle sfumature”. Ma è un passaggio, quello del digitale, che nulla toglie alla freschezza del segno. A voler proprio muovergli un appunto, si può dire che una maggior cura nel dettaglio non guasterebbe: ma da questo punto di vista, occorre riconoscergli che tra il primo e il secondo “Paratus” c’è stata una crescita piuttosto evidente.
“Per me oggi il fumetto è la mia voce”, ci dice Poli, che si definisce “fumettista” e che è sceneggiatore delle sue storie – anche se gli è capitato di lavorare a una storia scritta da altri. E ci lascia dandoci appuntamento al terzo capitolo della saga di Dave-L. “A proposito, Michele, ma come li scegli i nomi dei tuoi personaggi?”, gli chiediamo. “E’ la prima volta che me lo chiedono. Di Dave-L mi piaceva il suono della parola. Dei personaggi rettili, invece, ho utilizzato il nome latino”.
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