I ricordi di don Livio Dallabrida: “Era un giovane pieno di entusiasmo”. Le gite in montagna e la contemplazione del Creato
Nella storica foto che li ritrae nel 1957 non ci sono tutti i compagni di classe, seminaristi nati nel 1932, che hanno condiviso gli studi con Mario Borzaga. Soltanto fino alla prima teologia, quando egli lasciò Trento per formarsi in seminario con gli Oblati di Maria Immacolata nel Molise. Ecco la testimonianza di don Livio Dallabrida, oggi cappellano nel convento della suore di Maria Bambina a Telve Valsugana.
Don Livio, qual è il primo ricordo del compagno Mario ?
Era un ragazzo molto semplice, allegro, amico di tutti. Studiava molto, ma era sempre pronto ad aiutare gli altri. Attento alle cose cose belle, le sapeva valorizzare.
Un episodio fra i tanti?
Fu lui ad animare con entusiasmo la festicciola che abbiamo fatto in occasione della visita militare. Era un artista, animatore di incontri fraterni.
Dal suo diario emerge la profondità quasi di un mistico. Si intravvedeva già questa sensibilità?
E' sempre stato un mistico. La sua preghiera era avvolta nel raccoglimento e nella contemplazione. Il suo modo di guardare le cose era sempre illuminato dalla presenza del Signore che veniva da lui invocata. Quando parlava dava l'impressione di essere in contatto con la madre di Dio e i santi per ottenere una luce che lo aiutasse a guardare alle cose con gli occhi di Dio.
Rispetto alla sua scelta missionaria, aveva dato qualche segnale premonitore?
No, non direi. Certo è però che fu molto colpito dalla predicazione in seminario di un oblato di Maria Immacolata , padre Liuzzo. Si tenne in contatto con lui…
Sta di fatto che nell'estate del 1952 quando si diffuse la notizia che qualcuno di noi pensava di passare ad un seminario missionario ci si interrogava su chi potesse essere. Padre Mario teneva tutto nascosto.
Dalla vostra classe di ordinazione sono usciti poi due missionari, don Ezio Berteotti e don Luigi Giuliani, che è tuttora in Brasile. Furono influenzati dalla scelta di padre Mario?
Certamente. Quest'idealità vissuta da padre Mario e confermata dalla sue lettere ebbe impulso nella loro scelta; parlarono di Borzaga come di un modello ispiratore.
Alcune foto ritraggono padre Mario in gita sui monti…
Era un giovane pieno di entusiasmo. A proposito delle montagne, durante una vacanza a Cunevo in val di Non ha proposto di fare l'attraversata e scendere in val Rendena. Qualcuno ad un certo punto della gita gli disse: “Tiri troppo, fermati, vai più piano…”. Ed egli rispose senza accorgersi forse che tradiva qualcosa di cui doveva mantenere il segreto: “Ma guardate che io vado alle missioni del Polo”, non ci si badò molto ma poi si comprese che c'era qualcosa di grande nel cuore”.
Amava contemplare le bellezze del Creato?
Moltissimo. Una sera eravamo a Vigolo Vattaro e salì sopra il paese per godersi la vista della Vigolana illuminata dalla luna. Così qualche anno prima in val di Ledro aveva passato qualche ore della notte in contemplazione insieme a don Remo Armani che fu poi missionario in Sudan e Congo, pure ucciso in missione. Ora possiamo dire che quella serenata aveva visto due martiri cantare insieme la lode del Creato.
Un altro episodio?
Il 14 luglio 1951 al termine degli esami di maturità propose di andare alla Madonna di Pinè in ringraziamento. Assieme a don Gianfranco Corradi in due ore e cinque minuti arrivò alla Conca della Comparsa. Ecco l'entusiasmo di Mario, il suo essere trascinatore.
Voi coscritti del seminario siete stati anche promotori della sua Causa?
Per molti anni di lui non si era saputo nulla. In occasione del 25° di Mario ci siamo ritrovati ascoltando la sorella Lucia e rileggendo quei diari, sorgente di spiritualità, contemplazione di Dio e dei poveri viventi in ogni parte del mondo. Da allora abbiamo fatto la nostra piccola parte come testimoni e animatori di approfondimento nello spirito di padre Mario.
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