Fiaccolata per le vie di Trento in risposta alle intimidazioni di Soraga e Lavarone contro strutture di accoglienza
In testa lo striscione con la scritta “Il Trentino accoglie”, più indietro altri messaggi (“Accoglienza e diritti”, “Basta guerra ai migranti diritti e autodeterminazione”, “No al razzismo, sì alla fratellanza”, “Basta stragi in mare”), anche in inglese (“Welcome Refugees”, “Open the Border”). E poi qualche bandiera della pace, a ricordare che chi migra approdando nelle nostre terre non lo fa per scelta, ma perché costretto; le bandiere delle Acli e quelle del sindacato di base; i gonfaloni dei Comuni di Soraga e di Lavarone; assenti, invece, volutamente, i simboli dei partiti. Sfidando il freddo, martedì sera in piazza Duomo a Trento si sono ritrovati in 1.200, qualche centinaio di più per gli organizzatori – il Forum trentino per la pace e i diritti umani, con il sostegno dei sindacati e di numerose realtà e movimenti del volontariato e del Terzo settore, come le Acli –, per rispondere nel segno della solidarietà e dell'accoglienza agli attentati di Soraga e di Lavarone contro strutture di accoglienza dei migranti richiedenti asilo.
Il tempo per distribuire e accendere le 400 fiaccole e poi, dopo la lettura dell’appello “Il Trentino accoglie”, poco prima delle 19, il via al corteo che da piazza Duomo ha raggiunto piazza Dante, è sfilato davanti al palazzo della Provincia Autonoma e al palazzo della Regione, i luoghi del potere politico ma, ancor prima, delle istituzioni, per tornare nuovamente lungo le vie dello shopping rese festose dalle luminarie natalizie fino al punto di partenza.
Lungo il corteo, insieme a moltissimi cittadini comuni, tra cui davvero tanti giovani e giovanissimi, accanto ai richiedenti asilo ospiti delle strutture di accoglienza – loro lo striscione più colorato – e cittadini immigrati di lunga data, c'erano esponenti dei mondi che hanno aderito all'appello “Il Trentino accoglie”, capace di mettere insieme sensibilità e realtà diverse, unite nel ribadire il rifiuto della violenza e la disponibilità ad accogliere chi fugge dalle guerre e dalla fame. C'erano i segretari del sindacato: Franco Ianeselli (Cgil del Trentino), Lorenzo Pomini (Cisl) e Walter Alotti (Uil). C'erano Massimiliano Pilati, presidente del Forum per la pace, Vincenzo Passerini, presidente del Cnca del Trentino – Alto Adige, Luca Oliver presidente delle Acli trentine, Paolo Tonelli presidente del Centro per la Formazione alla Solidarietà Internazionale. C'erano, del mondo cooperativo, il presidente della Federazione Mauro Fezzi, Michele Odorizzi della coop Kaleidoscopio, il capo ufficio stampa Walter Liber. Tra i rappresentanti delle istituzioni e della politica, c'erano il presidente del Consiglio provinciale Bruno Dorigatti, l'assessora regionale Violetta Plotegher, l'assessore provinciale Luca Zeni, i consiglieri provinciali Donata Borgonovo Re, Mattia Civico, Lucia Maestri. C'erano il vicario generale della Diocesi di Trento, don Marco Saiani, e il direttore della Caritas di Trento, Roberto Calzà. C'era l'imam del Trentino – Alto Adige, Aboulkheir Breigheche, con i profughi siriani arrivati in Trentino nel febbraio 2016 con il primo corridoio umanitario promosso da Comunità di Sant'Egidio, Tavola Valdese e Federazione delle Chiese evangeliche in Italia.
“E' qui in piazza – riassume Vincenzo Passerini, presidente del Cnca del Trentino Alto Adige – il Trentino che vuole reagire agli inqualificabili episodi di intimidazione e di violenza di Soraga e di Lavarone, che non sta in silenzio e dice chiaramente che questa è una terra che porge la mano a chi ha perso tutto ed è in fuga dalla guerra, che dice sì a un’accoglienza che sappia dare dignità a ogni persona”. Come? Prima di tutto, rifiutando la criminalizzazione dei profughi: “Oggi tanti li trasformano in ladri, delinquenti, terroristi. Occorre cercare di conoscere queste persone, ascoltare le loro storie: ci accorgeremmo così che sono esseri umani come noi, che hanno sofferto tanto e che cercano un futuro. Spetta a noi dar loro una mano perché possano ricostruirsi una nuova vita”. Come ha fatto il maliano Soma Fofana, che a Trento ha portato “All’ombra del baobab” (così si chiama il negozio da lui aperto in città) i sapori e i profumi dell’Africa. “Noi rifugiati ci sentiamo, alcune volte, soli, la gente ci incontra per strada ma nessuno ci chiede perché e come siamo scappati da situazioni intollerabili. Fateci parlare delle nostre storie!”. Scappato dal Mali, arrivato in Libia e da qui in Italia nel 2011 come rifugiato politico, Soma Fofana è stato ospite del campo di Marco e poi alle Sarche, fino ad aprire una sua attività grazie a un progetto finanziato con fondi europei (sì, la tanto bistrattata Europa…) e promosso dall’Organizzazione internazionale del lavoro. Risposta umana a una situazione disumana. Ed è in nome di quella umanità, che chiede dignità, che si è chiusa la manifestazione, con le canzoni di lotta e di resistenza (anche contemporanea) del cantautore folk Milo Brugnara e le sonorità dei Rebel Rootz.
A poche ore dalla manifestazione “Il Trentino accoglie”, Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale del Trentino in una conferenza stampa ha chiesto un cambio di passo nelle politiche migratorie presentando una petizione popolare (da leggere e firmare sul sito liberiamoiltrentino.com) che si riassume in quattro punti: stop a nuovi centri di accoglienza, inibire la circolazione dei richiedenti asilo, più controlli, prima gli italiani. “Il Trentino fa già molto più di quanto dovrebbe, spende anche troppo per gli immigrati”, ha detto Marika Poletti, presidente di FdI del Trentino.
I numeri – fonte: Cinformi, Centro informativo per l’immigrazione della Provincia di Trento – dicono che, a fine novembre, i richiedenti protezione internazionale accolti in Trentino sono 1.440, distribuiti in 45 comuni (ma il 67% tra Trento e Rovereto) e alloggiati in egual misura in strutture collettive di prima accoglienza e in appartamenti.
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