La salute mentale raccontata dai “portatori di interesse”. A Trento un confronto vero tra utenti, familiari, medici, operatori
Narrazione. Tutela. Conoscenza. Partecipazione. Umanità. Coraggio. Tempo. Oltre. Sono alcune delle parole che hanno intessuto il racconto di ciò che è oggi in Trentino quel mondo “altro”, spesso sconosciuto e oggetto di stigma e pregiudizio, ma esistente e brulicante di progetti e iniziative che è il disagio psichico. Un giardino abitato da molti soggetti, i cosiddetti portatori di interesse, primi fra tutti utenti e familiari, ai quali è stato dedicato il primo incontro provinciale “Costruiamo insieme una vera salute mentale di comunità”, organizzato dal Dipartimento di Salute mentale dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari e dalla Provincia autonoma di Trento, svoltosi giovedì 1 dicembre nell’aula magna del palazzo dell’Istruzione di via Gilli, 3.
Molti gli spunti di riflessione emersi nel corso del convegno che ha visto alternarsi più di 50 persone tra utenti, familiari, operatori, medici, farmacisti, assistenti sociali, associazioni, cooperative, esponenti del mondo del lavoro, del volontariato, dei media, della chiesa, delle forze dell'ordine che hanno offerto il loro punto di vista narrando esperienze in atto e ipotesi di lavoro. Quello descritto è risultato essere un Trentino molto attivo e impegnato, come ha detto a conclusione della giornata il direttore del dipartimento Renzo De Stefani, tracciando un bilancio positivo dell'incontro e non nascondendo le criticità: "Dal 2012 a oggi è stata fatta parecchia strada per valorizzare i portatori di interesse, ossia le categorie di soggetti pubblici e privali, individuali e collettivi, legati da un livello di condivisione e di attaccamento all'organizzazione, alla sua missione alle sue attività, che si impegnano per promuovere la salute mentale, ma occorre favorire sempre più la conoscenza reciproca tra i soggetti coinvolti, a vario titolo, in modo da garantire la maggior informazione possibile a quanti possono aver bisogno di accedere ai servizi e a quanti lavorano per renderli sempre più efficienti, e dedicare uno sguardo particolare al mondo adolescenziale, con un approccio che sappia andare oltre forma e burocrazia co-progettando nuovi modelli di intervento per i ragazzi e le loro famiglie".
"Le persone che vivono la fatica del disagio psichico non sono lo scarto della comunità: sono persone vive che ne costituiscono la parte migliore perché, non stando dentro un sistema che produce angoscia e infelicità, ci chiamano a interrogarci sul senso dell'esistenza – ha detto l'arcivescovo Tisi nel suo saluto -: mi auguro una Chiesa umile, che sia alleata delle realtà presenti sul territorio, camminando con e per l'altro nella direzione del benessere: dobbiamo investire sull'alleanza fraterna con gli altri, un messaggio che va al di là di qualsiasi appartenenza religiosa".
Il contributo della comunità si rivela sempre più necessario e complementare al lavoro del Dipartimento nel garantire il diritto del cittadino di fruire di interventi miranti alla prevenzione, cura e riabilitazione della malattia mentale: di fronte alla provocazione lanciata da un utente – il dire si traduce in fare? – la risposta è che ognuno, in quanto membro di essa, è un po' responsabile di tutti nel favorire e attivare percorsi di ripresa e inclusione sociale e lavorativa. "Il dover fare va inteso come impegno etico, mirante ad un lavorare insieme che ha l'obiettivo della crescita del sapere collettivo quale strumento indispensabile per lottare contro il pregiudizio che crea vergogna nel malato, emarginazione e rischio di suicidio – ha concluso De Stefani ricordando l'appoggio del direttore generale dell'Azienda sanitaria Paolo Bordon -: il prossimo passo consisterà nel fare ancora più rete tra servizi sanitari e sociali e nel far sì che una rappresentanza dei portatori di interesse possa assumere forma più strutturata, diventando un vero e proprio interlocutore in un sistema coordinato di ricerca-azione che parta dalle scuole".
Da segnalare il progetto "Tra-di-noi", sito appena attivato con l'obiettivo di intercettare il disagio di adolescenti e giovani, curato da un gruppo di volontari tra i 18 e i 30 anni formati dall'Azienda sanitaria di Trento (www.tra-di-noi.com).
Il convegno è proseguito nel pomeriggio con le testimonianze dei tavoli di lavoro locali e provinciali chiamati nel biennio 2014-2015 a impegnarsi in approfondimenti e specifiche azioni che si sono radicate nei rispettivi territori, dando l’appuntamento a nuovi confronti, all’insegna della filosofia del “fare-assieme” e del “se conosco, non ho paura” che ha unito come un filo rosso l’entusiasmo e l’impegno di chi ha partecipato a questo primo incontro.
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