Bolzano – La moglie della vittima e la madre del reo. Questo sono Claudia Francardi e Irene Sisi, assieme a Ornella Favero (giornalista, presidente della Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia) ospiti del Teatro Cristallo nell’ambito del percorso “Le vie del sacro”, per un incontro in cui hanno potuto raccontare come è possibile andare “oltre l’odio” quando ci si ascolta e ci si prende sul serio.
È stata un’occasione opportuna anche per riflettere sul ruolo del carcere bolzanino, partendo da alcune critiche rivolte in questi mesi alla direttrice Anna Rita Nuzzaci, cui si rimprovera, tra l’altro, di essere eccessivamente generosa nel concedere permessi ai detenuti. Ornella Favero ha sostenuto la posizione della direttrice, ricordando il testo dell’articolo 27 della Carta costituzionale: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. La sicurezza dei cittadini non la si ottiene chiudendo le persone in carcere e buttando via la chiave, ma avviando percorsi responsabili di ritorno alla vita sia per le vittime che per gli autori di reati.
“Pensare ad un carcere che alle 14 chiude le attività formative e ricreative – così la presa di posizione della Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia – è fuori dal tempo, è dannoso per i detenuti, per la sicurezza stessa degli agenti e per la sicurezza della popolazione che a breve vedrà quegli stessi detenuti scarcerati perché a fine pena”.
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