La nuova Biblioteca universitaria centrale raccontata da Renzo Piano
“Andate a vederla, le sale di lettura sono luminose, aeree, parlano di convivenza, di bellezza, dello stare assieme”.
Alla vigilia del taglio del nastro per la nuova Biblioteca universitaria centrale, inaugurata sabato 19 novembre al quartiere Le Albere a Trento, l'architetto Renzo Piano sintetizza i criteri che hanno ispirato il suo progetto e la sua idea di sviluppo urbano. A partire dalla sfida dell'architettura in questo secolo: salvare le periferie.
“Nel Dopoguerra fino agli anni '70 in Europa la missione era salvare i centri storici, e ci siamo riusciti – spiega – ora, però, la scommessa urbana per i prossimi 50 anni è trasformare le periferie in città”. L'architetto di fama internazionale ha un'idea ben precisa su come procedere. “Dobbiamo fecondarle, mettendovi energia e inserendo funzioni nobili come possono essere per l’appunto un museo o una biblioteca”. Progetti che devono fondersi con la città. “Bisogna fare questo sforzo – prosegue – altrimenti le periferie rischiano di rimanere luoghi negletti e disprezzati. Ma sono il destino di tutte le città perché il 90% degli abitanti vive nelle periferie, vere e proprie fabbriche di desideri, ricche di bellezza umana: bisogna portarci anche la bellezza urbana perché diventino luoghi di civiltà”.
Nel caso de Le Albere, la nuova biblioteca porterà linfa vitale al quartiere nato sull’area dell’ex Michelin. “Fin dall’avvio del progetto – spiega Renzo Piano – si trattava di portare la città tra il fiume Adige e la ferrovia, si era pensato a un centro congressi, legato all’insegnamento. Da un lato ha trovato spazio il Museo delle scienze, dall’altro è maturata l’idea della biblioteca come luogo funzionale e aperto alla comunità”. E a chi contesta la rinascita in salita del quartiere, Piano non esita a rispondere che “i grandi progetti hanno bisogno di tempi lunghi perché le città hanno metabolismi lenti; ma ritengo che tutto vada nella direzione giusta: ci sono un museo, una biblioteca, un grande parco, hanno preso il via i lavori del sottopassaggio di via Taramelli, che integrerà la città alla periferia”.
Di biblioteche l’architetto genovese ne ha disegnate tante. La prima nel centro Pompidou a Parigi, 40 anni fa. Poi la Morgan Library di New York, la Biblioteca nazionale di Atene. “Ogni volta cambia, ma resta sempre la centralità del libro, elemento fondamentale che aiuta a stare assieme, a condividere i valori. Non basta collegarsi a un computer e connettersi. L’incontro porta civiltà e tolleranza”. Le università e le biblioteche trasformano le città in luoghi di civiltà. “Questa di Trento potrà essere un luogo straordinario di connessione con gli altri, con il mondo grazie anche alle tecnologie – sottolinea – quindi non una scatola che contiene una miniera di libri e persone, ma un luogo ricco di magia e di bellezza, non solo estetica ma anche della conoscenza, dell’antichità dei libri, dello spirito, dell’apprendimento condiviso”.
Un pensiero lo ha rivolto ai giovani: “Ho sempre amato costruire luoghi per la gente, è ancor più bello costruirne per i giovani”.
Infine, il riferimento alla bottega di architettura da lui creata (una fondazione per la quale Piano destina il suo stipendio da senatore a vita, ndr) per scommettere proprio sui giovani architetti e sul “rammendo” delle periferie. “L’attività educativa di bottega mi ha sempre attirato, in realtà si dà, ma si riceve anche molto dai giovani: in cambio della tua lealtà ti restituiscono l’innocenza e la verità”.
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