Il progetto è nato nell’ambito delle sette parrocchie dell’Unità pastorale di Santo Spirito in Val di Non
Nella periferia della metropoli di Lagos (Nigeria) si progettano iniziative che danno un concreto sostegno alle famiglie. Si comincia con una scuola materna. L’obiettivo è anche di ridurre la necessità di emigrare. Un progetto trentino, ma non solo.
Si comincia dunque dai bambini: è un progetto nato nell’ambito delle sette parrocchie dell’Unità pastorale di Santo Spirito in Val di Non, condiviso con la comunità religiosa di Padre Monti. E subito la rete delle collaborazioni si è ampliata a macchia d’olio. L’associazione “Dokita Trentino/Alto Adige-Südtirol” ha preso in carico l’organizzazione del progetto, ottenendo la partecipazione di un’importante azienda del territorio, la Dalmec Spa di Cles. Sono entrate poi in cordata altre due organizzazioni: “Noi” di Tuenno e “Speranza-Hope for children” di Arco. Davvero il Trentino si fa in quattro.
La Ong Dokita di Roma (www.dokita.org) metterà a disposizione la propria esperienza internazionale maturata in quarant’anni di attività in venti paesi del mondo. Questa rete solidale si è incontrata per la prima volta nei giorni scorsi presso la Casa parrocchiale di Cles, dando così avvio alla fase progettuale. La raccolta-fondi è già iniziata e promette un crescente appoggio da parte di singoli cittadini e realtà organizzate.
Lagos è una città di venti milioni di abitanti: erano un milione e mezzo nel 1971 e saranno quaranta nel 2050. La Parrocchia locale “Our Lady Mother of Mercy” (affidata ai religiosi di Padre Monti) è una nuova realtà ecclesiale alla periferia della città, dove la domanda di servizi sociali, educativi e sanitari è altissima. L’incertezza che attanaglia la gente al Nord del Paese sub-sahariano a causa delle azioni terroristiche di “Boko Haram” spinge le famiglie a fuggire verso il sud-ovest. Inoltre, la crisi petrolifera ha colpito duramente il Paese, provocando emigrazione verso l’Europa.
Lo scorso mese di settembre Caritas Internationalis e Pontificio Consiglio per i Migranti hanno organizzato in Nigeria una conferenza internazionale sul tema della tratta delle donne e dei bambini per motivi sessuali, un dramma nel dramma. I vescovi parlano della situazione attuale come di “un uragano di violenza” che “ha lasciato sulla sua scia un paesaggio di sangue e distruzione”. Nel loro messaggio “Ristabilire la fiducia nella Nigeria” affermano inoltre: “violenza politica, corruzione, rapimenti, rapine a mano armata, omicidi rituali e i diversi mali del passato sono ancora ben presenti, e a causa di ciò sembra che stiamo progressivamente sprofondando nella melma. La popolazione è ora devastata dalla malattia e dalla fame. Il risultato è l’aumento della violenza da parte di attori statali e non statali” (Agenzia SIR).
Anche in Provincia di Trento si sentono gli effetti di questa tragica realtà e attualmente gli immigrati dalla Nigeria sono circa 400 (in Italia 80 mila). Ci si domanda: che fare? Il Governo italiano ha manifestato la decisa volontà di intervenire nei paesi di partenza, per limitare i viaggi (e la morte) di migliaia di disperati. L’Unione Europea è su questa linea, ma non sempre alle intenzioni buone seguono le buone opere. Sembra che a questa strategia i governanti ci credano sul serio, non esclusi molti di coloro che sono intransigenti, se non ostili, nei confronti di rifugiati, immigrati e profughi.
La società civile dovrà fare la sua parte, come pure la Chiesa, peraltro molto impegnata nel Sud del mondo con missionari e vari organismi di carità cristiana. Le “sette chiese sorelle” della Val di Non (le parrocchie di Cles, Mechel, Nanno, Pavillo, Rallo, Tassullo e Tuenno) costituiscono una “unità pastorale” di recente costituzione e già operano in sintonia: il progetto di Lagos, al termine dell’Anno Santo della misericordia, assume pertanto un valore simbolico di buon auspicio per il cammino comune appena iniziato.
La scuola materna è il primo tassello di un intervento più articolato che toccherà anche il settore sanitario oggi estremamente carente. Questi obiettivi saranno raggiunti nell’arco di alcuni anni, agendo sempre con il criterio della sinergia tra più soggetti, anche da fuori provincia. Il metodo progettuale adottato si ispira agli orientamenti che ormai guidano l’azione delle Istituzioni che finanziano azioni di solidarietà, dall’8xmille della Chiesa cattolica alla Caritas, dalla Provincia autonoma di Trento alla Cooperazione internazionale che fa capo al Ministero degli Esteri. Servono però esperienze positive che facciano da battistrada ad altre azioni simili, considerato che una mentalità autoreferenziale resta tenace a tutti i livelli con forme di campanilismo.
Per partecipare al progetto “Si comincia dai bambini” è possibile contattare i referenti dei vari soggetti indicati oppure scrivere a Dokita di Arco (dokita.tn-bz@hotmail.it, sito web: www.dokita.org).
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