Una mostra al Museo Diocesano Tridentino apre uno spiraglio sulla realtà di questo luogo “altro”
Una donna intenta a stendere la biancheria, un vaso di fiori appoggiato su una mensola, alcuni vestiti abbandonati su un letto. Scene di quotidianità, momenti che ognuno di noi può riconoscere nella propria vita di tutti i giorni. Se non fosse che quei vestiti sono una divisa a strisce bianche e grigie, che quei fiori sono appoggiati sul davanzale di una finestra con le sbarre, che la donna intenta a stendere i panni sia in prigione. Il carcere tra Misericordia e Utopia. La misericordia verso quanti vivono in condizioni di disagio sociale e l’utopia di un mondo ideale di giustizia ed equità, che possa includere ogni persona. Un binomio che, riferito al carcere – un non-luogo per eccellenza -, può sembrare un ossimoro. E’ attorno a questo binomio che si sviluppa la mostra “Fratelli e sorelle. Racconti dal carcere”, curata dal Museo diocesano tridentino, con il patrocino dell’Ordine degli avvocati di Trento, che verrà inaugurata venerdì 25 novembre e rimarrà aperta fino al 27 marzo 2017.
Attraverso dipinti, fotografie, musica, video, la mostra vuole oltrepassare le sbarre e condurre lo spettatore dentro le prigioni, dentro le celle apparentemente anonime dei carcerati, dentro la vita e l’anima di chi vive in quelle che papa Francesco ha definito le “periferie esistenziali”.
“In concomitanza con il Giubileo della Misericordia e in occasione dei 500 anni dalla pubblicazione di Utopia di Tommaso Moro – spiega la direttrice del Museo diocesano, Domenica Primerano – la mostra intende aprire uno spiraglio sulla realtà del carcere, un luogo ‘altro’, un ‘mondo a parte’, ma allo stesso tempo così vicino, invitando i visitatori a fermarsi e riflettere su un tema attuale e complesso”.
La misericordia all’interno di un carcere è davvero un’utopia? “L’Utopia – prosegue Primerano – si può declinare nell’idea di perdono come alternativa alla vendetta verso chi ha commesso un reato, come possibilità di reintegrazione della persona nella società”.
Per oltrepassare le sbarre e unire il mondo di chi sta “dentro” e di chi sta “fuori”, la mostra diventa anche un progetto formativo, “Un viaggio per parole e immagini”, rivolto a carcerati e studenti: i detenuti nel carcere di Spini di Gardolo, aiutati dall’artista trentino Matteo Boato, potranno sviluppare la propria creatività in un laboratorio dedicato al linguaggio. Parallelamente, i ragazzi dell’Istituto Comprensivo Valle dei Laghi, guidati dall’artista Sergio De Carli, lavoreranno sul lessico carcerario. Le opere realizzate verranno esposte al Museo come prosecuzione della mostra.
A questo si aggiungono due appuntamenti teatrali, proposto da Trento Spettacoli. Il primo, in programma mercoledì 14 dicembre alle 20.30, è una lettura scenica di “Fine pena ora”, di Elvio Fassone, che è stato magistrato e componente del Consiglio superiore della magistratura: il libro nasce da una corrispondenza durata ventisei anni tra un ergastolano e il suo giudice.
Il secondo appuntamento, giovedì 26 gennaio alle 20.30, vedrà protagonista il regista e drammaturgo Armando Punzo, che racconterà la sua esperienza di direttore della prima compagnia di teatro in carcere, la Compagnia della Fortezza, nata nel carcere di Volterra.
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