Lo spettacolo che ne è uscito è una rappresentazione corale di una vero e proprio dramma, quasi la riproposizione di una tragedia greca, con attori, ma anche con il coro (Castel Pergine, Highlight di Pergine, Piramidi di Segonzano), la banda (Lizzana) e il Gruppo Folk di Pieve Tesino. Ne è uscito uno spettacolo articolato e complesso, che necessariamente i registi Elena Galvani e Jacopo Laurino hanno “costretto” alle esigenze sceniche e spettacolari (compreso l’utilizzo della proiezione di numerose immagini e video storici di cento anni fa), facendo perdere forse un po’ della poesia e del pathos che Claudio Morelli sa dare ai suoi scritti, ma ottenendo in cambio una spettacolare presentazione di vicende storiche davvero drammatiche.
Arturo Dellai non è solo il protagonista di una storia, è il simbolo vivente di una tragedia che si chiama guerra. Una tragedia che costringe il giovane perginese, assieme ad altri suoi coetanei, a combattere per ragioni che rimangono incomprensibili, a iniziare nel 1914 un lungo viaggio, che durerà fino al 1920, e che lo porterà a girare quasi tutto il mondo: Leopoli, Kiev, Mar d’Azov, Siberia, Cina, Singapore, Isola Ceylon, Aden, Suez, Porto Said, Brindisi, Trieste; a combattere in prima linea sul fronte orientale, dove viene ferito da fuoco amico; a passare mesi negli ospedali russi, a lavorare nelle campagne ucraine durante la raccolta del grano, e scendere come minatore nelle profondissime miniere sul Mar d’Azov, ad assistere allo svilupparsi della rivoluzione russa mentre senza capirne granché; a lavorare come magazziniere nella stazione di Mosca, liberare le rotaie da metri di neve nel cuore della Siberia, suonare a Pechino nella banda dell’esercito italiano, combattere contro i bolscevichi nei battaglioni neri… Per rientrare infine a casa, nella sua Pergine, che aveva lasciato da suddito austriaco e che ritrova italiana.
Storia vera, documentata, che lo spettacolo teatrale non fa che rendere ancora più drammatica ma autentica; la testimonianza della follia di una guerra scatenata, come tutte le guerre, dagli interessi di pochi e vissuta e sofferta da esseri umani che si muovono, o meglio vengono mossi, come povere pedine in una partita a scacchi giocata da altri.
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