Con la scomparsa di Grigolli a 88 anni esce di scena uno dei protagonisti della politica trentina, ma anche un cattolico democratico attento al servizio della Chiesa nel mondo
Sembrava sempre guardare lontano, Giorgio Grigolli, non solo quando scrutava la valle dal “buon ritiro” dei Frisanchi di Centa San Nicolò, dove l'amata moglie Maria Elena, le figlie Alessandra ed Elisabetta con generi e nipoti lo ricordano come tenero marito e papà, nonno felice.
Ora che se ne è andato “in punta di piedi, uomo mite, radicato nella storia, sempre fiducioso negli altri” gli rende omaggio tutto il Trentino – la salma è esposta in Sala Depero fino al funerale di venerdì 11 novembre ad ore 15 nella sua chiesa di Sant'Antonio – perchè sapeva davvero guardare oltre. Con la sapienza del cristiano diventato adulto nelle file dell'associazionismo cattolico e universitario e con l'ispirazione coltivata alla scuola dei padri “costituenti” del cattolicesimo democratico.
Era nato a Mori il 21 dicembre 1927, studi al Liceo Prati e laurea in giuridsprudenza a Bologna. Subito uomo di fiducia di Flaminio Piccoli viene assunto all'Adige (ne sarà presto responsabile), avviando una carriera politica che lo porta ai vertici della politica locale: segretario della Democrazia Cristiana dal 1973 al 1983, consigliere provinciale dal '64 all'83, presidente della Giunta regionale dal '67 al '74 e di quella provinciale subito dopo, dal '74 al '79. Anni decisivi per la nostra autonomia: nei rapporti con Roma e la dirigenza democristiana, nelle relazioni con Bolzano per elaborare le norme di attuazione del Secondo Statuto, nell'attenzione alle periferie trentine, spesso critiche nei confronti di Piazza Dante; si pensi alla “questione ladina” che vide Grigolli protagonista in Fassa o a quella dell'uranio che nel 1978 lo portò a misurarsi con la val Rendena. Tempra combattiva, direttivo ma anche carismatico, Grigolli seppe portare avanti una leadership faticosa premiata dal consenso, soprattutto di quanti ne coglievano senza invidie la statura intellettuale e anche morale.
Legato alle sue radici familiari ed ecclesiali, coltivava come passatempo lo sport pure vissuto in chiave politico-promozionale: la sua presidenza del Calcio Trento è ancora ricordata come un'epoca magica, mentre l'intuizione della Marcialonga insieme ad altri tre amici gli diede molta soddisfazione.
Ma non ha mai smesso di pensare, Giorgio Grigolli, anche quando si è dedicato all'associazionismo e alla ricerca storico con alcuni preziosi libri sui cattolici trentini. Amava la Chiesa, la frequentava nel movimento “Rinascita Cristiana” e nell'UCSI, la stimolò anche negli anni del Sinodo diocesano: “Ricordo con affetto la maturità cristiana di Giorgio Grigolli – ha scritto l'Arcivescovo dopo la sua morte l'8 novembre per un malore improvviso –
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