Dall'eremo cappuccino di Piazzo all'avvio di associazioni in campo sociale e culturale
Diciassette anni “indimenticabili e irripetibili”. Tanto ha operato padre Fabrizio in val di Cembra, contribuendo a “renderla fertile” con la nascità di associazioni di volontariato come Stella Bianca, Valle Aperta e Sorgente ’90, ha dato loro voce in Duomo Silvio Toniolli, fra i pionieri di Valle Aperta, che ha parlato con struggente nostalgia di quegli inizi all’eremo di Piazzo di Segonzano, riadattato a piccola comunità con altri confratelli cappuccini: “Siamo stati maestro l’uno per l’altro – sottolinea padre Giorgio Antonino Butterini ai microfoni di radio Trentino inBlu – in due mondi diversi: lui sul fronte dei poveri e del disagio mentale, io più attivo nella difesa del territorio della Val di Cembra. Tra noi era un confronto continuo, perchè lui aveva grande capacità di ascolto e fiducia incondizionata nella Provvidenza”.
Toniolli era fra i giovani allora di casa all'eremo del “Picena”, raccontato anche da Vita Trentina: “In quella casa vecchia e malconcia – ha testimoniato Toniolli in Duomo – abbiamo trovato ascolto, sollievo, conforto, festa, fraternità. Abbiamo respirato la profezia del Vangelo, depurata dalla puzza del paternalismo, dei dogmi e delle sagrestie. Nella semplicità dei gesti, ci hai fatti sentire a nostro agio, ci hai resi coscienti delle nostre responsabilità, ci hai esortati a non diventare ‘cadaveri ambulanti’, ci hai incoraggiati a volare alto, a sognare, ad avere fede, fede nel Vangelo e fede negli uomini”, ha detto Toniolli rivolgendosi all'amico.
Forti riuscì a far superare la sofferenza per la chiusura di quell’esperienza, da lui accettata con obbedienza: “E’ significativo che le iniziative da lui avviate abbiamo poi avuto continuità”, ripensa Alessandro Canali di “Sorgente 90”, che si era avviata per la sensibilizzzione al servizio civile ma aveva poi coinvolto altri ambiti ed ora opera a livello culturale: “Aveva una grande capacità di coinvolgere i giovani e anche un modo innovativo di proporre il Vangelo e le stesse sue celebrazioni erano molto partecipate”. Trentennale anche l’esperienza di “Valle Aperta” con l’attenzione a cogliere i nuovi bisogni del disagio mentale e darvi risposta in modo aggiornato. Lo ricordiamo nella sede di Ponciach a condividere le giornate con ospiti e operatori.
“Ci ha insegnato a guardare sempre agli utenti delle nostre strutture principalmente come ad una persona che ha problemi relazionali, ad una persona che soffre e non va etichettata”, osserva Norma Sartori che è stata volontaria di Valle Aperta ed oggi è medico di base in valle. “Non solo ha suscitato un’attenzione verso il disagio mentale, ma ha aiutato a sfrondare molti pregiudizi e paure. Se la valle oggi è più sensibile in questo campo, il suo apporto è stato decisivo e impagabile”.
“Padre Fabrizio ci ha insegnato a donare agli altri, senza pretendere nulla in cambio” così Mirella Nones, presidente dei volontari della Stella Bianca che da 36 anni si occupa di emergenza sanitaria nel territorio cembrano: “Ha lasciato un segno profondo”.
Infine, la riconoscenza del presidente della Comunità di Valle, Simone Santuari: “In questi giorni si percepisce nella comunità il dolore per la sua scomparsa, è stato una figura di grande carisma e punto di riferimento per tanti giovani. La sua testimonianza di vita invita gli amministratori delle comunità ad un impegno di maggiore attenzione alle fasce più deboli e in difficoltà”. In Duomo Toniolli guardava all’amico con gli occhi della fede: “Ti vediamo lì, vicino a san Pietro, a rompergli le scatole, perchè forse nemmeno lui riesce a comprendere fino in fondo il Soffio dello Spirito che ti anima. Forse non riesce nemmeno a seguirti nel tuo gran daffare, che sicuramente ti impegna anche lì. Fabrizio carissimo, non stancarti di rompere le scatole anche a noi, scrutandoci con i tuoi occhi profondi, mentre ti lisci la barba, sotto quel sorriso beffardo…”.
interviste di Antonella Carlin e Diego Andreatta
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