Sulla via dell’umanità di Gesù

E' la lezione dell'ottobre missionario: la vita diventa forte quando la doniamo, vale quando è “data, spezzata e condivisa”. È la via di Gesù, incontrato sulla strada. È anche la proposta dei maestri del nostro tempo. Abbiamo bisogno di testimoni decisi e coraggiosi come Papa Francesco, che ogni giorno ci offre stimoli e qualche strigliatina. E di altri e altre sentinelle che ci vegliano accanto.

Ottobre è anche un tempo pieno di spunti e opportunità per riprendere la strada, riconoscere la direzione del cammino, redistribuire e restituire quello che come adulti dobbiamo alla generazione più giovane: ascolto, fiducia, riscoperta dell’umanità di Gesù, il bisogno di comunità vive e la nostra testimonianza credibile. La generazione giovane più che disinteressata alla fede è devastata dal tipo di società che abbiamo costruito. Non è difficile capire che la nostra è una società malata, rotta e frammentata, perchè tutta la realtà mondiale ci appare ed è come un immenso mercato. Il valore delle culture sembra spazzato via o manomesso, stravolti i comportamenti, tanto che il mondo sembra reso inospitale agli stessi esseri umani, distruttivo per la natura. È necessario che come adulti ci rimettiamo dalla parte dei più deboli, dei “senza protezione”.

La Bibbia, invitandoci a scegliere la parte del piccolo Isacco o dell'innocente Ifigenia, ci spinge a riconoscere i nostri errori come padri e madri, come religiosi adulti, come educatori. Ci invita a chiederci come potremo ritrovare la sincera passione per la vita vera (“grazie alla vita che mi ha dato tanto…” dice la canzone), come incontrare Gesù Cristo, non come un superstar, come interlocutore interiore e come specchio che ci aiuta a diventare noi stessi.

La decisione di cercare di dare una svolta radicale alla nostra visione e alla nostra azione missionaria verrà dalla determinazione ad ‘entrare in azione’. Dalla disponibilità a donarci con coraggio e dedizione. Ad esempio, a scegliere di metterci dalla parte dei minori non accompagnati, in fuga dai loro mondi disperati.

Seguire Gesù e la sua strada esige anche conversione comunitaria, cioè un movimento del “tornare insieme”, incapsulati/intrappolati come tutti siamo per causa dell’individualismo esacerbato. Perduti davanti allo specchio, come Narciso. Separati da tutti. Chiusi e increduli che la vita comunitaria, le piccole cellule di preghiera e di condivisione della Parola, l’avvicinamento a tu per tu, casa a casa, sul tram o sulle vie abbiano senso e siano germogli di vita.

Che la svolta necessaria deve essere quella di noi adulti, lo dicono maestri del nostro tempo come Roberto Mancini: “Riconosciamo che il cuore e la mente sono spenti dall’adattamento al sistema vigente e anche solo a forme di religione convenzionali. Per amore, devono rendersi disponibili a una nuova alleanza con figlie e figli, un’alleanza fondata sulla dignità la giustizia, la solidarietà, la cura per le persone  e per il creato”. La giornata missionaria ci spinge a entrare nell’orizzonte semplice e credibile di Gesù di Nazareth, vino nuovo negli otri vecchi del mondo. Questo servirebbe alla nostra speranza:dar prova di vivere come comunità aperta e gioiosa, ospitale, coraggiosa, a servizio delle “vedove, de respinti, degli scartati". È ormai chiaro quale sia il compito urgente di noi tutti come famiglie, scuole, parrocchie, istituzioni: “Invece di lamentarsi per l’indifferenza e l’alienazione delle nuove generazioni – dice ancora Mancini – devono portarsi sulla via di umanità che Gesù tutt'ora incarna, per un cammino condiviso”.

E' un traguardo troppo lontano? “Anche un passo di mille miglia, comincia con un passo”, si legge nel fresco “DoCat”. Anche il seme di senape sarà il più fecondo.

Padre Chico Moser*

*missionario diocesano a Timor Est

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