Ottobre è anche un tempo pieno di spunti e opportunità per riprendere la strada, riconoscere la direzione del cammino, redistribuire e restituire quello che come adulti dobbiamo alla generazione più giovane: ascolto, fiducia, riscoperta dell’umanità di Gesù, il bisogno di comunità vive e la nostra testimonianza credibile.
La Bibbia, invitandoci a scegliere la parte del piccolo Isacco o dell'innocente Ifigenia, ci spinge a riconoscere i nostri errori come padri e madri, come religiosi adulti, come educatori. Ci invita a chiederci come potremo ritrovare la sincera passione per la vita vera (“grazie alla vita che mi ha dato tanto…” dice la canzone), come incontrare Gesù Cristo, non come un superstar, come interlocutore interiore e come specchio che ci aiuta a diventare noi stessi.
La decisione di cercare di dare una svolta radicale alla nostra visione e alla nostra azione missionaria verrà dalla determinazione ad ‘entrare in azione’. Dalla disponibilità a donarci con coraggio e dedizione. Ad esempio, a scegliere di metterci dalla parte dei minori non accompagnati, in fuga dai loro mondi disperati.
Seguire Gesù e la sua strada esige anche conversione comunitaria, cioè un movimento del “tornare insieme”, incapsulati/intrappolati come tutti siamo per causa dell’individualismo esacerbato. Perduti davanti allo specchio, come Narciso. Separati da tutti. Chiusi e increduli che la vita comunitaria, le piccole cellule di preghiera e di condivisione della Parola, l’avvicinamento a tu per tu, casa a casa, sul tram o sulle vie abbiano senso e siano germogli di vita.
Che la svolta necessaria deve essere quella di noi adulti, lo dicono maestri del nostro tempo come Roberto Mancini:
E' un traguardo troppo lontano? “Anche un passo di mille miglia, comincia con un passo”, si legge nel fresco “DoCat”. Anche il seme di senape sarà il più fecondo.
Padre Chico Moser*
*missionario diocesano a Timor Est
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