Significa che da gennaio 2017, quando anche la seconda fusione vedrà concretizzarsi tutti i suoi effetti, l’istituto di credito cooperativo nato ad Arco sarà la banca di riferimento per una fetta di trentini che vivono da Riva a Ronzo Chienis, da Brenzone a Cavedine, da Pietramurata alla Polsa, passando per luoghi come Limone, Malcesine, Tenno e tutti gli altri centri compresi tra l’alto lago di Garda, il Basso Sarca, la Vallagarina, l’altopiano di Brentonico e appunto la Valle dei Laghi e la Val di Gresta.
Sarà così operativo un gigante del credito cooperativo capace di una raccolta da 2 miliardi di euro, di impieghi da 1,5, ma anche in grado di spalmare su una fetta importante di territorio trentino (e non solo) 31 filiali con sconfinamenti in Veneto e in Lombardia. Il tutto su 19 diversi comuni e con 230 dipendenti al servizio di 11.600 soci e di un bacino d’utenza di 65 mila persone.
Sono questi i numeri snocciolati l’altra sera dal direttore dell’istituto Nicola Polichetti dopo la relazione del presidente Enzo Zampiccoli. Presidente e direttore insieme stanno timonando il vascello, sempre più capiente, della Rurale verso dimensioni un tempo impensabili. È ormai da anni che la Rurale Alto Garda è il secondo soggetto di questo tipo in Trentino, posizione conquistata dopo la fusione, ormai dodici anni fa, tra Rurale di Arco e Rurale di Oltresarca. Da allora però sono ulteriormente aumentati tutti i numeri fondamentali dell’istituto, ormai vicino almeno per molti riferimenti alla Rurale di Trento.
Il voto delle due assemblee riunitesi martedì sera a Riva e Cavedine quasi in contemporanea non ha portato sorprese. La fusione è stata progettata rapidamente negli ultimi mesi ma è frutto di un ragionamento di più ampio respiro oltre che figlia dei tempi.
A Riva l’assemblea straordinaria convocata al Palafiere ha detto “sì” con 939 voti (3 i “no”), a Cavedine i “sì” sono stati 827 e i “no” 3.
Lascia una recensione