Da buon pastore mons. Lauro Tisi ha stretto la mano a tutti, uno ad uno calorosamente, facendosi strada tra le carrozzine con un sorriso genuino, contagioso e saluto rincuorante. Perché nell’avvicinarsi a un infermo o a un anziano l’incontro è con volto di Gesù che ha comandato ai suoi discepoli di compiere questa quinta opera di misericordia corporale come prima forma di testimonianza della venuta del Regno e, ovviamente, non solo in questo Giubileo straordinario in procinto di chiudere.
Dalla luminosa cappella di “Casa Famiglia”, ornata con un bassorilievo ceramico a motivo “Il dono della vita e la speranza che l’accompagna”, durante la concelebrazione che ha stretto alla mensa eucaristica il vescovo di Kotido Giuseppe Filippi, il parroco don Ruggero Fattor, don Lamberto Agostini, due padri bertoniani e la comunità di fedeli della Circoscrizione del Bondone, l’arcivescovo ha rinnovato la sua profonda gratitudine a tutto campo.
“Grazie – ripetuto come un intercalare – per le mani che si occupano di noi, per le persone che ci sorridono, per chi si prende cura degli altri e ci fa sentire amati”. Augurandosi che in quel “luogo di incontro e vera fraternità” non ci si scordi della sincronia di sorrisi e fiducia sulla strada della tenerezza umana, come insegna nel suo stile il Sommo Padre, tanto nel dare quanto nel ricevere, in un flusso inarrestabile di vicendevole benessere.
Quest’ultima di otto unità operative in mano al Gruppo Spes rimpiazza l’immobile cittadino oramai obsoleto di via Borsieri, che la sua presidente Cecilia Niccolini ambisce possa trasformarsi in centro di servizi per anziani toccati dalla malattia nelle fibre del corpo e della mente.
Convenzionato per 64 ospiti, ma dotato di 90 posti letto e predisposto per locali da adibire prossimamente a centro diurno e punto prelievi, l’edificio a due piani immerso nel quieto verde di Cadine costato 17,4 milioni (di cui poco più del 20% a carico della proprietaria società cooperativa paritetica) ha visto la luce in soli tre anni e oggi offre servizi e cure socio-sanitarie integrate e personalizzate.
Prima del taglio del nastro all’aria aperta, il perché della denominazione “Casa Famiglia” per bocca di Niccolini a nome della Spes rappresentata, realtà che in quarant’anni di operato è riuscita non solo a mantenere in efficienza le proprie strutture, ma pure a riqualificarle. “In continuazione con la storia della nostra vecchia struttura si è scelta questa denominazione che esprime la volontà di coltivare le radici di una storia passata che sempre ha concretizzato i servizi con proposte concrete e attenzione alla persona. Abbiamo sempre cercato di creare all’interno un clima familiare che potesse consentire agli ospiti di sentirsi accolti come a casa loro”.
Quella che per l’assessora con delega per le politiche sociali del comune di Trento Mariachiara Franzoia è la “casa di tutti a servizio di tutti” dovrà, secondo i buoni propositi del suo direttore Patrick Coser, dimostrarsi flessibile e capace di servizi innovativi puntando a risposte veloci e soddisfacenti. Non meno l’impegno da parte provinciale. L’assessore alla salute e politiche sociali Luca Zeni rompe gli indugi: “Confermo la volontà di continuare a collaborare con voi perché avete dimostrato di saper lavorare bene con quello spirito necessario per gestire questa struttura al meglio per tutti”.
Che “appartenga” alla comunità lo hanno dimostrato il giorno precedente 120 alunni delle primarie di Cadine e Sopramonte nel visitare gli anziani sentitisi presto al centro dell’attenzione. E non sarà così soltanto per uno o più giorni all’anno, nelle occasioni speciali. Perché nel “vi affido questa casa” è racchiuso il mandato consegnato dall’arcivescovo al tessuto connettivo della comunità.
Lascia una recensione