Volti pacificati, sereni. Parole di comprensione e perdono. Corpi danzanti sotto il cielo stellato. E la consapevolezza che, se la grazia divina è infinita e opera in modi a noi incomprensibili, arriva il momento in cui si svela e "tutto diventa possibile".
Sono le immagini e le riflessioni finali de Il pranzo di Babette di Gabriel Axel, la trasposizione cinematografica – vincitrice dell'Oscar per il miglior film straniero nel 1988 e di numerosi altri premi – dell'omonimo racconto scritto da Karen Blixen nel 1950, pubblicato in Italia da Feltrinelli nel 1962 nella raccolta Capricci del destino. Ad entrambi è stato dedicato Una donna figura di Cristo. Amoris Laetitia e Il pranzo di Babette, incontro organizzato in collaborazione con CINIT Cineforum italiano nell'ambito del 19° Religion Today Filmfestival (7-17 ottobre 2016), svoltosi sabato 8 ottobre al Polo culturale diocesano Vigilianum di Trento.
«La pellicola è tornata agli onori della cronaca perché Papa Francesco ne ha parlato nell'esortazione Amoris Laetitia, primo documento pontificio in cui viene citato un film – ha esordito il direttore di Cabiria. Studi di cinema, Marco Vanelli, dopo il saluto della direttrice Katia Malatesta e di Cecilia Salizzoni dell'Ufficio diocesano Comunicazioni sociali – in esso Bergoglio scrive che le gioie più intense della vita nascono quando si può procurare la felicità degli altri, in un anticipo del Cielo, come fa la generosa cuoca Babette, che alla fine riceve un abbraccio riconoscente e un elogio».
Ambientato alla fine dell'Ottocento, Il pranzo di Babette incrocia la storia di Martina e Filippa, figlie del pastore protestante di uno sperduto villaggio sulla costa norvegese che proseguono nella guida spirituale della comunità dopo la morte del padre, con la storia di Babette, costretta a fuggire da Parigi dopo aver perso il marito e il figlio, che viene accolta in casa dalle due sorelle come domestica. Un giorno Babette vince 10 mila franchi alla lotteria di Francia e chiede il permesso di preparare un pranzo "alla francese" ai membri della setta, in ricordo dei cento anni dalla nascita del Pastore. Al pranzo sarà invitato anche l'innamorato di gioventù di Martina, un generale che ha realizzato i sogni di gloria della gioventù ma ora si interroga sul senso della sua esistenza. Le sorelle acconsentono alla richiesta, ma vivono con terrore “puritano” l'idea di un pranzo “papista”. Tuttavia, man mano che le portate si susseguono l'atmosfera di chiusura umana e spirituale cambia, e sarà proprio il generale a far comprendere agli 11 commensali il reale valore della cena cucinata da Babette e il suo talento di artista.
Nella messa in scena della cena, il linguaggio cinematografico supera quello letterario – ha commentato Vanelli al termine della visione di parte del film – e riesce ad esprimere con maggior efficacia “l'anteprima del regno dei cieli" di cui la piccola comunità fa esperienza. Babette che ha speso tutti i soldi vinti per ottenere la riconciliazione tra i “discepoli”, e fra loro e il creato, diventa sacerdotessa di una liturgia che ha consentito l'ingresso in una dimensione mistica – nel racconto viene definita "l'ora del millennio" alludendo ad un'esperienza ultraterrena di eternità in cui cessa ogni separazione tra corpo e anima. Essa incarna perciò la figura cristologica del messia che salva, accompagnando verso la dimensione spirituale attraverso la porta di quella fisica.
Al termine dell'incontro, Vanelli e Malatesta hanno ricordato Davide Zordan, ricercatore dell'Istituto di Scienze Religiose di FBK prematuramente scomparso il 25 ottobre 2015. A lui è stato dedicata la parte monografica del numero 183 della rivista Cabiria di cui Zordan era vice-direttore, con un'antologia di suoi scritti e il ricordo di amici e collaboratori. Da quest'anno ,inoltre, il Gran premio "Nello Spirito della Fede" del Religion Today è intitolato alla sua memoria.
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