Il nuovo rifugio offre 62 posti letto (ne aveva prima 44) e il ristorante può dare ospitalità a 70 avventori. Il costo dei lavori ammonta a un milione e 700 mila euro con il contributo al 90 per cento della Provincia di Trento a cui si deve aggiungere una donazione di 150 mila euro da parte della Fondazione Elena Pajan Parola. La progettazione è stata di Livio Noldin mentre le maestranze, che hanno lavorato dal marzo 2014 alla primavera 2016, sono della ditta Costruzioni Mazzel di Vigo di Fassa. Un impegno improbo interrotto durante i mesi invernali per le condizioni meteo avverse.
L’energia elettrica è garantita da un cogeneratore e da un impianto di accumulo collegato con pannelli fotovoltaici. Per le acque reflue è stato ideato un impianto di grigliatura in grado di trattenere i solidi sospesi mentre gli scarichi della cucina sono trattati in maniera da bloccare la parte oleosa.
Almo Giambisi, storico gestore, nonché alpinista e guida alpina è soddisfatto. “Il rifugio – spiega – ha riaperto i battenti il 20 giugno e nel corso di questa estate abbiamo registrato 2.500 pernottamenti. Una numero di gran lunga superiore alla media dei precedenti quattro anni la ricostruzione, per non parlare degli ultimi due anni quando la parte libera dal cantiere è servita come punto di appoggio e di ricovero d’emergenza per i numerosi escursionisti che transitano in zona”.
Il rifugio, spiega ancora Giambisi, anche in futuro rimarrà aperto per la sola stagione estiva. “Qui – conclude – non ci sono percorsi di scialpinismo di difficoltà e lunghezza tali da giustificare il funzionamento invernale”.
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