Sono tornati aD Assisi martedì scorso Papa Francesco e i leader delle religioni per dire basta a chi usa “il nome di Dio per giustificare il terrorismo e la violenza”, per contrapporre la forza debole della preghiera alla prepotenza delle armi, per scuotere le coscienze di chi in nome di un nuovo e tristissimo “paganesimo della indifferenza”, si gira dall’altra parte di fronte alla umanità ferita.
Soffia ancora forte lo Spirito di Assisi. Soffia forte perché sono passati 30 anni, i tempi sono cambiati ma il mondo si trova ad affrontare una terza guerra mondiale a pezzi che pervade dappertutto come un cancro le società di tutto il mondo con violenza e terrore, troppo spesso invocato con il nome di Dio. “Sete di pace” il titolo dell’incontro dei leader religiosi per la pace, promosso quest’anno dalla Comunità di Sant’Egidio, la diocesi di Assisi e le famiglie francescane. Oltre 500 capi religiosi e rappresentanti del mondo della politica e della cultura per due giorni si sono confrontati sui grandi temi della povertà, delle migrazioni, dei conflitti.
Papa Francesco si è unito a loro, mettendosi in preghiera nella città del poverello, accolto dall’abbraccio del Patriarca ecumenico di Costantinopoli, dall’arcivescovo di Canterbury, dal patriarca siro-ortodosso di Antiochia Efrem II. “Non ci stanchiamo di ripetere che mai il nome di Dio può giustificare la violenza. Solo la pace è santa, solo la pace è santa, non la guerra!”.
Poi la piazza di Assisi si alza tutta in piedi e in un minuto di silenzio vengono ricordate tutte le vittime delle guerre. Poi la lettura dell’Appello per la pace. La condanna è chiara ed inequivocabile: “Chi invoca il nome di Dio per giustificare il terrorismo, la violenza e la guerra – scrivono i leader religiosi -, non cammina nella Sua strada: la guerra in nome della religione diventa una guerra alla religione stessa. Con ferma convinzione, ribadiamo dunque che la violenza e il terrorismo si oppongono al vero spirito religioso”.
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