somm1: Mario Draghi a Trento rilancia le parole di De Gasperi la finalità sociale dell'unità europea: “In Europa avanti insieme”
[somm: L'aneddoto: “Con mia moglie e una piccina appena nata, di un mese, arrivammo a Trento nel novembre del 1975. Rimanemmo qui 3 anni. Furono anni felici”.
Solido, ieratico, perfino inflessibile. E' l'icona televisiva del presidente della Banca Centrale Europea Mario Draghi, un'immagine peraltro rassicurante anche nei giorni più difficili per l'euro. Ai tanti trentini convenuti martedì 13 settembre al Teatro Sociale il “banchiere d'Europa” ha sì mostrato da vicino il suo stile british e il suo rigore intellettuale, ma ha svelato anche una profonda riserva interiore. “Da vero statista”, come ha commentato a radio Trentino inBlu Gianni Kessler, ora magistrato “europeo” a Bruxelles.
Prima d'addentrarsi in analisi da brillante docente di politica monetaria (a Trento è ancora ricordato dai colleghi d'ateneo), l'ex ministro del Tesoro ha fatto prima riferimento a quel passaggio sulle cattedre dell'Università di Trento dove fu chiamato da Paolo Prodi e da Beniamino Andreatta: “Con mia moglie e una piccina appena nata, di un mese, arrivammo a Trento nel novembre del 1975. Rimanemmo qui 3 anni. Furono anni felici”.
Ma anche nell'impostazione del suo intervento, Draghi ha voluto salire sulle spalle di Alcide De Gasperi, appoggiando la sua ispirazione ad alcune frasi chiave dello statista trentino (la prima: “In Europa si va avanti insieme, nella libertà”), alla cui memoria è intitolato il Premio internazionale che ha portato a Trento come giurati i direttori dei principali quotidiani italiani. Davanti alla figlia Maria Romana, con Alcide De Gasperi il presidente della BCE ha ribadito che “la ragione ultima di un governo consiste nell'offrire ai cittadini sicurezza fisica ed economica, nel preservare democrazia e libertà, diritti individuali ed equità sociale”. A tutti i cittadini. Tanto che Draghi pur riconoscendo i risultati dell'integrazione europea ha rilevato “un'insoddisfazione crescente nei cittadini”, ai quali bisogna dare “una risposta più efficace e più diretta“; secondo Draghi l'Europa dovrà “ascoltare l'appello delle vittime in società costruite sul perseguimento della ricchezza e del potere”.
L'abilità del presidente della BCE di “orientare gli Stati nazionali verso un necessario impegno transnazionale”, riconosciuta negli interventi del rettore Paolo Collini e del vicepresidente della Provinncia Alessandro Olivi, è stata ribadita dal recente negoziato sul cambiamento climatico: “La questione globale può essere affrontata solo attraverso politiche coordinate a livello internazionale”, ha osservato Draghi che ha poi aggiunto: “Un autentico mercato unico può restare a lungo libero ed equo solo se tutti i soggetti sottostanno alle stesse leggi e regole e hanno accessi a sistemi giudiziari che li applichino in maniera uniforme”. Ha indicato come direzione giusta l'equità della tassazione, la proposta italiana di un fondo europeo di assicurazione contro la diso, i fondi per la riqualificazione professionale.
Per Draghi nuovi progetti comuni devono fondarsi, come 70 anni fa, sul consenso popolare e sulla complementarietà con l'azione dei governi nazionali. Immigrazione, sicurezza e difesa sono i tre ambiti in cui quest'azione comune appare oggi urgente.
“Dobbiamo riscoprire lo spirito che ha permesso a pochi grandi leader – ha osservato Draghi – in condizioni ben più difficili di quelle odierne, di vincere le diffidenze reciproche e riuscire insieme anziché fallire da soli”. In conclusione, ancora una lezione di De Gasperi, datata 1952: “Se la cooperazione economica europea fosse dipesa dai compromessi avanzati dalle varie amministrazioni coinvolte, saremmo incappati probabilmente in debolezze e incoerenze. È dunque l’aspirazione politica all’unità a dover prevalere. Deve guidarci anzitutto la consapevolezza fondamentale che la costruzione di un’Europa unita è essenziale per assicurarci pace, progresso e giustizia sociale”.
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