"La riforma costituzionale è un modello per un regionalismo differenziato, che porta margini di autonomia a quelle regioni virtuose, che sono in equilibrio di bilancio, che su alcune materie hanno mostrato una particolare competenza". Sono parole della “regista” delle riforme istituzionali Maria Elena Boschi, salita venerdì scorso in Trentino per la due giorni nazionale promossa da Democrazia Solidale ma attesa anche da vari politici trentini, in prima fila il presidente Ugo Rossi. La ministra ha dedicato solo questo passaggio, in verità, alla tutela delle prerogative autonomistiche (più esplicito è stato tre giorni dopo il collega Paolo Gentiloni per il quale “la riforma è un'opportunità per rafforzare l'autonomia”), ma ha voluto sottolineare il ruolo che il nuovo Senato delle regioni e dei sindaci avrà per tutelare i territori: “Per la prima volta avremo un organismo di vigilanza che farà da cerniera fra il centro e le periferie del Paese”. La ministra ha poi ribadita l’obiettivo di rendere così “il Paese più stabile, più semplice e più efficiente”. Ha incassato il sì convinto e ragionato del movimento nazionale presieduto da Lorenzo Dellai: “la vittoria del no al referendum – ha detto il presidente di Democrazia Solidale – avrebbe solo un effetto da “tana libera tutti, ma il nostro sostegno alla riforma avrà uno spirito e uno stile martinazzoliano, cioè non acritico, ma attento anche a cogliere le ragioni del No”.
Per il coordinatore del movimento Paolo Ciani questi mesi dovranno servire non solo a dibattere sulle riforme ma anche a favorire quella ricostruzione civile e morale del Paese dopo anni di lacerazioni. A proposito l’ex ministro Andrea Riccardi ha segnalato la crisi delle decmorazie occidenalil, lo svilupparsi delle “democrature” (realtà solo apparentemente democratiche, come Russia e Turchia) ma soprattutto il diffondersi di “un populismo emotivo che vuole sempre individuare il colpevole che non ha compiuto il miracolo, sapendo che in queste condizioni il miracolo non è possibile, o è un imbroglio”. L’ex presidente delle ACLI Andrea Olivero ha invitato a “saper ritornare alla terra e alla corretta gestione del territorio è una responsabilità politica importante”.
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