Statuto: quattro idee per la nostra ri-Costituente

Entro 120 giorni dovrà darci una bozza robusta del nuovo statuto d’autonomia. Insediatasi domenica scorsa, la Consulta con i suoi 25 membri rappresentativi del popolo trentino (vi fanno parte anche tre sindacalisti, un manager di supermercati e un tecnico forestale) rappresenta una sorta di assemblea Costituente. Meglio, potremo definirla la nostra ri-Costituente, dal momento che con la revisione statutaria dovrà ridare energia e spessore giuridico alla nostra autonomia in questa stagione riformatrice molto delicata, sulla quale pende l’esito del referendum.

Come liberi cittadini trentini tutti avremo poi sei mesi di tempo per “correggere” o “rinvigorire” la bozza del terzo statuto, ma i 25 componenti della ri-Costituente devono avvertire il nostro vigile sostegno, qui espresso in quattro idee.

In primo luogo, membri della Consulta, sappiate che la vostra fatica non sarà inutile. E’ vero che l’iter procedurale prevede, dopo la vostra ultima revisione, un ulteriore passaggio definitivo nelle aule provinciali e regionali, ma i nostri consiglieri non potranno permettersi di vanificare o depotenziare il vostro lavoro collegiale.

Perché la vostra bozza sia adottata senza stravolgimenti – ecco la seconda idea – dovrà evitare di presentarsi come un manifesto omnicomprensivo delle nostre prerogative autonomistiche, grondante di orgoglio e quindi esposto alle bordate dei nemici delle autonomie, sempre più numerosi nel resto del Paese.

Serve invece un testo denso ma giuridicamente già ben articolato, incardinato su quei valori essenziali (non solo storici, ma anche tradotti nel presente e nel futuro) che c’impegnano a dare il meglio per meglio del Paese: “autonomia è responsabilità” è il motto scandito il 18 agosto dal presidente Mattarella nella sua “Lectio” memorabile.

Una terza esigenza è quella di ragionare con una testa anche altoatesina. E’ vero che il “peccato d’origine” di procedere con due organismi separati (a Trento la Consulta dei 25, a Bolzano la Convenzione dei 100) rischia di rendere un’ impresa di Sisifo la sintesi finale, ma la ri-Costituente deve saper procedere in parallelo assumendo anche le istanze dei fratelli (perché scriviamo sempre “cugini”?) altoatesini, come ha evidenziato la presenza inedita di Arno Kompatscher alla Festa trentina del 5 settembre.

La quarta idea sta nell’evidenza storica riemersa con forza in questi giorni e ribadita nel 70° dell’Accordo di Parigi: la regione va difesa, a difesa anche delle due province.  Il nuovo statuto (necessariamente unico!) dovrà presentarsi come una corazza legittima e legittimata del quadro regionale, proprio quel “frame” escogitato all’ultima ora da De Gasperi e dal collea austriaco Gruber. La Regione, ormai dovremo averlo capito tutti, non è un semplice contenitore geografico ma la custodia più favorevole di quei valori storicamente sperimentati (anche diversi fra loro, ma componibili) che trentini e altoatesini possono continuare insieme a far fruttificare. Tra l’altro, aiutando così l’Italia anche negli equilibri trasnfrontalieri sempre fragili in questi tempi di migrazioni, offrendo il modello esemplare di una regione alpina più unita in un’Europa meno unita.

Buon lavoro, allora, ai venticinque della ri-Costituente: la trasmissione in diretta streaming delle vostro riunioni non favorisca lo sfoggio retorico, ma vi richiami queste attese del popolo trentino.

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