Scrive il presidente altoatesino: “Il nostro albero può continuare a crescere sotto il blu dell’Europa e diventare ancora più forte”
Bolzano – “Un albero forte sotto il blu dell’Europa”: una definizione piuttosto azzardata e certamente coraggiosa, data la moda dell’euroscetticismo, quella che Arno Kompatscher dà dell’autonomia regionale. Lo fa – certamente da un punto di vista molto altoatesino – nel presentare il numero speciale della rivista Provincia autonoma, interamente dedicato all’ormai imminente settantesimo anniversario dell’Accordo di Parigi.
“Come una piantina delicata – scrive il presidente – nel 1946 l’Accordo di Parigi è stato collocato su un terreno impoverito dalla guerra e dalla dittatura. I tempi non erano ancora maturi per una politica delle minoranze, che solo in seguito si è guadagnata questo nome”. Non lo era in tutto il mondo, s’intende. E anche a queste latitudini l’Accordo “non era percepito dagli altoatesini di allora come una Magna Charta, come lo definisce lo storico Rolf Steininger. Per anni i Presidenti della Provincia che mi hanno preceduto – scrive Kompatscher –, Silvius Magnago e Luis Durnwalder, hanno avuto cura della piantina, con un lavoro minuzioso e molta diplomazia, con accortezza e sicuramente con lungimiranza. Queste due generazioni di politici, sostenuti da un sempre maggiore consenso della popolazione, sono riusciti a sviluppare l’autonomia che si basa sull’Accordo di Parigi, fino a farla diventare un albero meraviglioso, tanto bello da non avere eguali in Europa e – sì, posso osare – nel mondo!”
Tanto entusiasmo presidenziale è giustificabile naturalmente solo se si considera la situazione dell’immediato dopoguerra, con un’Europa ridotta in macerie, spaccata in due, lacerata dai trasferimenti forzati di migliaia di persone.
“Senza l’Accordo di Parigi non saremmo arrivati così lontano. Esso rappresenta la base giuridica dei nostri diritti e della convivenza tra i tre gruppi linguistici che abitano l’Alto Adige”. “L’autonomia altoatesina – spiega Kompatscher – è in sostanza la semplice applicazione dell’impegno che l’Italia ha assunto il 5 settembre 1946 di fronte all’Austria”. Che l’attuazione dell’Accordo sia stata “semplice” e che l’autonomia sia solo “altoatesina” sono due punti su cui si potrebbe aprire un piccolo dibattito. Tuttavia Kompatscher parte dal locale per andare oltre le frontiere: il ruolo di potenza tutrice dell’Austria “e il fatto che poggi su un accordo internazionale rendono la nostra autonomia speciale rispetto alle autonomie di altre Regioni italiane, che sono invece solo espressione del diritto nazionale. La piantina dell’autonomia di allora conteneva quindi sin dall’inizio una forza particolare. I sudtirolesi e le sudtirolesi hanno tuttavia dovuto lottare a lungo affinché potesse sviluppare il suo potenziale. L’albero che abbiamo davanti oggi è forte, offre riparo dal vento e dai capricci del tempo; alla sua ombra possiamo pianificare i prossimi passi verso il futuro. Ora che la recinzione che chiudeva il giardino è stata rimossa, ora che la comprensione e la cooperazione con i nostri vicini è davvero paritaria e funziona come non mai, possiamo farlo davvero. Il nostro albero può continuare a crescere sotto il blu dell’Europa e diventare ancora più forte, se solo lo vogliamo e se tutti i tre gruppi linguistici si impegnano assieme”. Tutti a zappare, allora!
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