La tentazione – che fa parte della strategia del terrore – è quella di creare categorie, di darsi un’immagine del nemico da connotare sul piano etnico e religioso
Monaco – Alla violenza e all’odio è necessario rispondere con “segni di speranza, di pace e di coesione”. Lo ha affermato il card. Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e Frisinga, all’indomani della “strage dei giovani”, compiutasi nel pomeriggio di venerdì 22 luglio in un centro commerciale del capoluogo bavarese. I fatti si sono verificati in un periodo caratterizzato da una serie preoccupante di episodi di violenza, a volte accomunati tra loro solo dalla instabilità psichica e dalla volontà di emulazione dei loro protagonisti. La tentazione – che fa parte della strategia del terrore – è quella di creare categorie, di darsi un’immagine del nemico da connotare sul piano etnico e religioso. A Würzburg, dove alcuni giorni prima dei fatti di Monaco, ha avuto luogo una delle aggressioni che in questi giorni scuotono la Germania, il vescovo Friedhelm Hofmann mette in guardia dal creare un clima di sospetto verso tutte le persone richiedenti asilo. “Forse – dice – dobbiamo accompagnare ancora di più i minori non accompagnati e aiutarli a superare i propri traumi”.
Il teologo dogmatico di Innsbruck Jozef Niewiadomski, sempre in riferimento ai fatti di Würzburg, invita a una riflessione su quanto accade anche sul piano religioso. In presenza di persone che “per tutta la loro vita hanno pensato che Dio vuole la morte di uomini e donne”, la risposta non può essere affidata a operatori sociali “secolarizzati” e probabilmente poco competenti sul piano religioso, ma a “persone profondamente religiose che possano accompagnare sulla via di un’altra immagine di Dio”. “Ad una religione che uccide, può tener testa solo una religione che testimonia la rinuncia alla violenza e la riconciliazione con gli altri, con gli stranieri, anche con gli avversari e i nemici”. Naturalmente non si tratta di far “cambiare religione”, ma di superare una certa immagine di Dio che è divenuta ideologia e che non riflette in modo autentico l’esperienza della fede nel Dio misericordioso, caratteristica delle “religioni del Libro”. Una seria riflessione su questi temi, dice il teologo enipontano, è pressoché assente e si parla di religione solo “nella retorica della radicalizzazione”.
A Monaco la sera di venerdì, mentre la città era bloccata e in apprensione, chiese e moschee hanno aperto le loro porte nel segno dell’accoglienza. Chi era rimasto per strada ha potuto trovarvi riparo. Ora l’arcidiocesi cattolica e la comunità evangelica stanno organizzando una celebrazione ecumenica che si terrà nel pomeriggio di domenica prossima nel Duomo cittadino.
“Il mondo sembra uscito dai binari! Le paure e le insicurezze crescono”, ha detto il vescovo di Osnabrück Franz-Josef Bode sabato mattina. “Nella situazione attuale è tanto più necessario che si abbia un orecchio all’ascolto delle esigenze e delle paure della gente”. Quasi una risposta il commento di Florian Ertl, vicedirettore delle Münchner Kirchennachrichten, quotidiano telematico dell’arcidiocesi di Monaco e Frisinga: “I nostri pensieri e le nostre preghiere vanno alle vittime e ai loro parenti. E, anche se è difficile, noi, come cristiani, dovremmo avere in mente sempre le parole di Gesù ‘Non abbiate paura’ come guida e orientamento davanti a messaggi così cupi”.
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