Cracovia, 25 luglio 2016 – Dio ci chiama, ci chiama per nome. Vogliamo accogliere il suo invito? Vogliamo accogliere l'invito di quell'uomo morto, nudo ed umiliato su una croce? Vogliamo davvero accogliere l'invito dalla forte posta in gioco che Egli ci propone? Sono state queste le domande guida della prima celebrazione polacca, lunedì 25 sera, per i 600 ragazzi trentini partiti da Trento alla volta di Cracovia, per la 31a GMG.

Una Messa, una provocazione. Già, perché fidarsi di chi ci chiama dalla cima di una croce può sembrare, ad una prima ed umana vista, un'assurdità. "Perché esporsi al rischio di un nuovo ed apparentemente scontato fallimento?", domandava durante l'omelia il celebrante.

Una serie continua di domande a cui trovare risposta. Una serie continua di domande volte a provocare i ragazzi presenti e a metterli in movimento, spingendoli a camminare su una strada chiaramente segnata da due importanti figure. La prima è quella di San Giovanni Paolo II, la seconda quella di San Giacomo, ricordato in occasione della sua festa.

Due uomini, prima ancora che santi. Due personaggi che, come ricordava il vescovo Lauro durante la Messa in Duomo a Trento, non hanno avuto paura di sporcarsi le mani.

I giovani sono stati così invitati a muoversi, a fare, a servire. Sono stati chiamati a vivere il vero messaggio del Vangelo, che è buona notizia. Forse ciò comporta dei rischi, espone al fallimento e allo sconforto, ma l'astensione, e forse anche l'apatia, sono i muri più solidi di abbattere nel cammino di fede di ognuno, nel cammino verso la gioia.

Una Messa, allora, che ha spinto i presenti a riflettere sull'importanza di non abbattersi e piegarsi di fronte a questo mondo di paura, violenza, perversione e corruzione. "Chi semina nelle lacrime mieterà nella gioia": così diceva il salmo, così cantino le labbra trentine nella GMG di tutti i giorni.

Emanuele Valduga