Una gioranta estiva all'”Erterle”, sopra Roncegno, dove s'alternano attività di convidisione e d'inclusione sociale
Forme essenziali, schienale inclinato e calore del legno. Vale davvero la pena di provarle le sdraio in stile africano realizzate dai ragazzi del Laboratorio di falegnameria della cooperativa “Punto d’Incontro”. Le hanno costruite apposta per il Rifugio Erterle, aperto tre anni fa in località Cinque Valli, poco sopra l'abitato di Roncegno. Pezzi unici, fatti a mano a 1450 metri di altitudine, sotto il crinale del Lagorai. “Un'opportunità per i ragazzi di uscire da via Maccani, la loro sede abituale di lavoro – spiega Romano Broseghini, operatore di riferimento nel settore del restauro – e portare l'attività del laboratorio in un contesto naturale per far conoscere il loro essere artigiani attraverso la manualità e l'estro artistico”.
L’idea delle sdraio africane gli è stata suggerita da un’esperienza di volontariato vissuta in Senegal. “Sono diffuse nei villaggi – racconta Romano – ne sono rimasto affascinato per la semplicità delle forme e per l’uso degli scarti di legno nella loro realizzazione. Un riciclo del legno per un fine nobile”. Intaglio, scavo, incasso nel terreno e messa in posa. Gli attrezzi utilizzati: pala, piccone, scalpelli, ascia, pialla e ferro scortecciatore. “Ogni operazione richiede tempo, pazienza e creatività – prosegue Broseghini – un lavoro che aiuta a sviluppare il senso di responsabilità che viene poi gratificato dai risultati permettendo la crescita personale, l’autostima e l’autonomia”.
La trasferta nel laboratorio a cielo aperto in località Cinque Valli ha anche permesso ai ragazzi di vivere momenti di svago, di fare escursioni tra specchi d'acqua e vecchie miniere e di socializzare con gli ospiti del Rifugio Erterle. E' nato proprio in quest'ottica il primo rifugio sociale, unico in Trentino, dall'intuizione dell'Associazione “Montagna Solidale” che riunisce oggi una quindicina di realtà trentine attive nell'ambito della disabilità, del disagio e della salute mentale.
S'ispira al principio di vivere la montagna come strumento di inclusione sociale, di crescita e di inserimento lavorativo. Una scommessa in cui hanno creduto anche Piero Mori e Isabella Botti, che tre anni fa si sono candidati per la gestione. Entrambi di origine mantovana e appassionati di montagna, arboricoltore lui, educatrice nel sociale lei. “Il rifugio è una struttura ricettiva aperta a tutte le persone che amano la natura – precisano – con la peculiarità di creare occasioni di vacanza e, allo stesso tempo, opportunità di lavoro anche a chi arriva da contesti di disagio sociale”. Circa ogni settimana gli utenti delle realtà fondatrici dell'Associazione “Montagna Solidale” possono partecipare a corsi di formazione, laboratori, escursioni e alternarsi per aiutare la coppia di gestori a cucinare, curare l'orto, sistemare le stanze, servire ai tavoli. “Qui da noi – aggiungono – hanno la possibilità di fare un’esperienza lavorativa e di vita in un ambiente familiare, in armonia con la bellezza e la pace della montagna”. Un luogo che fa da ponte tra “normalità” e “diversità”. “Lo spirito è quello della dimensione comunitaria della montagna – sottolineano ancora i gestori – vissuta come spazio dove coltivare relazioni, condividere gioie e fatiche, i propri limiti, anche fisici, e superare i pregiudizi”.
Anche in questa terza stagione estiva all'Erterle non mancano l'animazione culturale, le attività per le famiglie, i trekking, dalla semplice passeggiata che porta alla chiesetta di Sant’Osvaldo fino al suggestivo Translagorai che porta a Passo Rolle.
Tra prossimi eventi “Ti accompagno io…”, uno spettacolo multimediale, il 7 agosto alle 17.30, dal trio GAM (Gigliola Galvagni, Andrea Lorusso e Marco Filippone), che unisce narrazione, musica e disegno per una fiaba fantastica che incanterà i bambini e riporterà il sorriso sul volto degli adulti che lo hanno perso. Per le passeggiate lungo i sentieri è disponibile anche una joelette affidata al rifugio dalla Sat, ovvero la speciale carrozzella fuori strada che consente anche alle persone disabili di raggiungere l'alta quota. “Un gioco di squadra per un turismo sostenibile e alla portata di tutti – concludono entusiasti Piero e Isabella – che insegna a vivere la montagna unendosi in cordata per esplorare insieme un territorio ricco di bellezza e umanità”.
Lascia una recensione