La vocazione della famiglia nel sociale: dall’amore nella famiglia all’amore della famiglia]
La coinvolgente lettera di Papa Francesco scritta per e con le famiglie custodisce un’analogia che si ripete più volte e che rappresenta, a mio parere, la principale sfida per tutti noi: “il Dio Trinità è comunione d’amore e la famiglia [con le sue relazioni feconde
è il suo riflesso vivente.” (AL11)
È una rappresentazione che ci consegna la vera dignità del nucleo famigliare. Spetta a noi il dovere di indagarla, di “abitarla”, per riverberarla attorno a noi.
L’Amore, l’essenza del messaggio che Gesù è venuto a portare sulla terra, ha nella famiglia uno dei più potenti mezzi per poter essere conosciuto: cercando la reciprocità nelle mille occasioni della vita quotidiana, possiamo mostrare l’Amore nella sua capacità creativa e contagiosa.
Papa Francesco scrive: “La famiglia vive la sua spiritualità peculiare essendo, nello stesso tempo, una Chiesa domestica e una cellula vitale per trasformare il mondo.”(AL 324)
Non è uno stereotipo, un’ideologia quella che ci viene prospettata, una meta impervia destinata a poche privilegiate famiglie, anzi, la potenzialità che viene messa in luce è individuata proprio nel cammino, nella capacità di ricominciare, di ‘rammendare’ ogni volta il tessuto delle relazioni, negli alti e bassi affrontati insieme, perché sostenuti dalla scelta iniziale, benedetta da Dio, sempre rinnovata.
Bella a questo proposito una delle frasi iniziali della lettera: “Spero che ognuno, attraverso la lettura, si senta chiamato a prendersi cura con amore della vita delle famiglie, perché esse non sono un problema, sono principalmente un’opportunità.” (AL6)
In questa prospettiva, per la famiglia, l’adempimento degli impegni di apertura sociale è un compito “artigianale, da persona a persona” (AL16), un contagio che, nato da “quella intima comunione di vita e di amore” (AL19), avviene nella normalità delle incombenze famigliari che rendono esperti in tutti i campi: in sanità per rispondere alle necessità di piccoli o anziani malati, in campo educativo per accompagnare alla realizzazione professionale i figli, in economia per far quadrare un bilancio non valutato secondo giustizia dal prelievo fiscale; in urbanistica per fare strada alla formazione delle nuove famiglie che nascono…
Le famiglie, che in questi anni hanno sostenuto lo stato sociale e l’impatto della crisi con tutti gli annessi, sono state capaci di innovazioni straordinarie, perché ispirate da un amore ostinato. Se coscienti di questa loro esperienza possono diventare simbolo, testimonianza, partecipazione per trasformare la società.
Spesso il nostro impegno nella comunità ecclesiale “non si riflette nella penetrazione dei valori cristiani nel mondo sociale, politico ed economico” (EG102), allora si tratta di passare dall’amore interpersonale all’amore sociale. Come? Facendosi carico del destino della propria comunità civica di appartenenza senza perdere le caratteristiche dell’amore interpersonale, mettendo in atto l’esercizio dell’amore reciproco con la dimensione del “cuore” (con la fantasia), delle “forze” (con la concretezza dell’azione), della “mente” (con la coscienza di una cultura che può innovare dal profondo).
Altro che famiglie chiuse e in difesa! La provocazione epocale che ci viene affidata dalla Amoris laetitia è la cura dei valori comunitari e lo sviluppo sostenibile delle città e dei villaggi, dove siamo immersi come lievito nella pasta.
Lucia Fronza Crepaz
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