Alla scoperta dei “canopi”

Un angolo della festa del Parco Minerario Alta Valsugana
 L’attività mineraria è stata consistente e fondamentale per l’economia dell’Alta Valsugana nei secoli scorsi e ha lasciato tracce indelebili che nel corso degli ultimi decenni sono state recuperate e valorizzate dalle comunità locali. I resti più antichi si hanno al Passo del Redebus dove c’è il Sito archeologico Acqua Fredda, una delle aree archeologiche visitabili più alte d’Europa, una delle più importanti fonderie preistoriche della tarda età del Bronzo (XIII-XI sec. a. C.) di tutto l’arco alpino. Analogo il sito preistorico Montesei di Serso, che conserva i resti di quattro case databili tra il 450 e il 100 a. C., località abitata ancor prima dei Reti, nella seconda metà del 3° Millennio a. C., quando il sito era legato alle attività estrattive del rame locale.All’inizio dello scorso Millennio sono datate due aree minerarie particolarmente importanti come quella dell’Argentario e di Pergine. La prima fu attivata dall’allora principe vescovo di Trento che richiamò centinaia di minatori dalle regioni germaniche, i Canòpi, per estrarre il prezioso minerale d’argento e di cui restano quale testimonianza centinaia di pozzi e decine di chilometri di gallerie sotterranee scavate a mano. A Pergine quasi mille anni fa la Confraternita dei Minatori costruiva la “Casa dei Canopi”, utilizzata poi per vari scopi prima di crollare sotto la neve trent’anni fa, nel 1986.

Al Cinquecento risalgono i due siti dell’Alta Valle dei Mocheni, testimonianza delle fatiche dei minatori tedeschi che per secoli hanno ricavato rame da queste miniere, come testimonia il museo Pergmandlhaus. Sempre in Valle dei Mocheni, a S. Orsola, è quanto mai attivo il Museo Pietra Viva, un viaggio alla scoperta del mondo dei minerali.

Le ultime miniere a chiudere la loro attività sono state quelle di Vignola e di Calceranica. Le prime sfruttavano i filoni dei vari minerali (soprattutto fluorite) che c’erano all’interno del monte Orno caratterizzato dalle rocce più antiche della regione. Hanno chiuso l’attività estrattiva negli anni Sessanta. Calceranica ha avuto una storia più articolata ed ha rappresentato una risorsa economica di grande importanza nel Novecento fino al 1964 quando la Montecatini chiuse definitivamente l’attività estrattiva di pirite. Oggi, grazie all’impegno del Gruppo Miniera, del Comune e della Provincia, presenta un sito minerario organizzato e completo, con un museo e la possibilità di visitare una galleria (Leyla).

Sono tutte testimonianze preziose di un passato che è stato fondamentale per l’economia delle comunità locali. Il volontariato e la disponibilità delle amministrazioni comunali hanno consentito di realizzare otto piccoli “musei”, tenuti in piedi con non poca fatica. Da qui l’idea nata recentemente di valorizzare le varie località in un “Parco Minerario Alta Valsugana e Bersntol”, nell’intento di proporre ai non pochi cultori di questa materia ma anche ai turisti un approccio completo e funzionale alle miniere della zona.

Il lancio ufficiale venerdì 15 luglio con l’illustrazione dell’iniziativa da parte dei vari responsabili dei siti guidati dal presidente del Comitato Mauro Stulzer e dall’assessore della Comunità di Valle Sandro Beber, seguita da due giorni di festa in cui, oltre a manifestazioni ricreative varie, sono stati fatti conoscere i vari siti e la loro attività.

Informazioni chiamando il 345.4454884 o via e-mail all’indirizzo di posta elettronica info@parcominerarioaltavalsugana.it.

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