Si occupa di agricoltura sociale il disegno di legge approvato lo scorso 14 luglio dal Consiglio provinciale su impulso di Alessio Manica (con 22 sì e 8 astensioni). La materia è affrontata in maniera originale e propone una serie di norme volte a regolamentare e potenziare un settore ancora poco esplorato, che considera il reinserimento lavorativo e il recupero di persone con svantaggi nell’attività agricola, attraverso percorsi abilitativi e riabilitativi, assistenziali e formativi. Le norme, rivolte anche al recupero di minori e adulti in collaborazione con l’autorità giudiziaria e gli enti locali, si estende anche ai servizi socio-educativi per la prima infanzia inseriti in un particolare contesto ambientale. La legge prevede inoltre la creazione di un elenco delle fattorie sociali, la definizione del “maso” didattico e la definizione di un logo.

Un percorso, quello dell’agricoltura sociale, ha ricordato Alessio Manica (PD) aprendo la discussione del proprio disegno di legge, che nasce per accompagnare un movimento già in atto nella comunità: si è dunque trattato di dare cornice a qualcosa di già esistente. La realtà trentina, per conformazione territoriale e struttura in piccole e medie imprese, si presta bene a questa pratica, che – ha spiegato Manica – valorizza la multiculturalità dell’agricoltura e le sue innumerevoli connessioni con la solidarietà sociale, svincolandosi nel contempo dalle strette logiche assistenziali del welfare, sempre meno sostenibile nelle forme e nei costi.

Nel percorso legislativo si è cercato di allineare alcuni aspetti alla legge nazionale 141, di cui rispetta obiettivi e impianto, integrando la norma provinciale sull’agriturismo nel capo dove già era intervenuta la legge 1 del 2015 a firma del collega Graziano Lozzer. L’agricoltura sociale ha un senso se si considera come un’opportunità in più anche per il mondo agricolo, che può mettere a capitale il patrimonio di conoscenze dei nostri agricoltori.