L'Arcivescovo presenta il patrono Vigilio come “vero pastore in uscita”, annunciatore di Gesù di Nazareth. E confida: “Mi sento inadeguato come successore…
San Vigilio 2016 – Anche senza processione, causa maltempo, ecco la solennità di ogni 26 giugno: gli ottoni col coro, i vigili in alta uniforme, i panificatori col loro pane fresco condiviso in piazza. Quest'anno però i tanti trentini in cattedrale attendevano soprattutto la novità della “lettera alla comunità” che l'Arcivescovo ha promesso di inviare ogni anno per la festa del patrono. Prima di consegnarla a mano al congedo, ha confidato alcune impressioni con quell'entusiasmo energico e diffusivo che molti ormai chiamano affettuosamente “elettroTisi”.
“Questa mattina quando mi sono ritrovato come successore di Vigilio ho avvertito tutta la mia inadeguatezza – ha confessato mons. Lauro – ma poi mi ha consolato san Paolo che per sé parlava addirittura di stoltezza…”. E fra i ringraziamenti di quest'avvio di episcopato (“le autorità mi hanno accolto subito con grande collaborazione”) ha messo al primo posto i preti che ha definito “straordinari”; ha ricordato i tre freschi novelli, poi quelli che “con grande lucidità accettano di avere zone pastorali molto ampie”, quelli dagli incarichi delicati come don Marco Saiani “che stava benissimo a Gardolo e che ho messo sulla graticola di vicario generale”. Sempre a braccio, ha commentato le ultime nomine come effetto di una chiesa in movimento, a superare “l'antico sistema”, grazie “a formule nuove che da settembre troveremo insieme ai laici”: “Non conta la quantità di parrocchie, ma quanto fermento di Vangelo c'è in ognuna di esse”, ha ribadito infine, suscitando oltre agli applausi anche uno stimolo per la riflessione estiva.
Nell'omelia, aperta con un richiamo alla vita percepita come “una guerra contro il tempo” è partito dal modello del patrono San Vigilio presentato come “vero pastore in uscita” e “annunciatore mai stanco di quella straordinaria interpretazione della vita offertaci da Gesù di Nazareth”. Allo stesso modo, secondo l'Arcivescovo, “Dio non ci vuole frenetici. Ci chiede di essere in uscita, secondo il suo stesso stile, ben descritto da Ezechiele: cercare, radunare, far riposare”.
Accompagnato poi da un'imamgine di padre David Maria Turoldo, Tisi ha sviluppato la sua omelia (il testo integrale qui sotto) sui bisogni della nostra società davanti ad un Dio che “non ha imbarazzo a stare in ginocchio ed essere il nostro lavapiedi”. Fra questi bisogni anche la capacità di riconciliazione e di perdono: “Stiamo litigando troppo…”, ha aggiunto fuori dal testo scritto, documentato dalla diretta di radio Trentino inBlu.
La riflessione si è fatta preghiera all'offertorio – prima dell'olio consegnato dal sindaco Alessandro Andreatta per la lampada che arde in cattedrale – quando sono stati ricordati fra gli altri anche i sacerdoti, i missionari, gli ammalati, gli amministratori e le famiglie, “affinchè siano belle”. L'abbraccio di pace è proseguito in piazza, con molti fedeli a ringraziare don Lauro per il libretto “Silenzio e attesa” e chiedergli un saluto al Papa: mercoledì 29 luglio gli ha poi consegnato il pallio, simbolo dell'unione con il vescovo di Roma e segno della sua autorità di metropolita.
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