“Vi scrivo con umiltà nel giorno del patrono”

L'Arcivescovo mons. Lauro Tisi ci spiega le finalità del testo “Silenzio e attesa”: “Qualche idea condivisa per avvire un percorso di riflessione comune”. Con due priorità: giovani e lavoro]

[somm2 “La lettera vorrebbe costituire un appuntamento fisso a San Vigilio. Sarà l'unica che scriverò in tutto l'anno”.

“Mi offrite l'occasione per fare due precisazioni: che questa lettera alla comunità vorrebbe costituire un appuntamento fisso a San Vigilio. E poi che sarà l'unica lettera che scriverò in tutto l'anno”.

Mons. Lauro Tisi si ritaglia mezz'ora nell'agenda sempre fittissima di queste settimane per illustrare sul settimanale diocesano le motivazioni della prima “lettera alla comunità” (è allegata a questo numero di Vita Trentina) con cui intende rivolgersi a tutti i trentini, nessuno escluso, a partire dall'intrigante titolo “Silenzio e attesa”. “Vorrei riuscire a parlare all'intera comunità trentina, quella credente e anche quella non credente per avviare qualche percorso di riflessione comunitaria”.

Com' è stata scritta la lettera, mons. Lauro? E come vorrebbe venisse letta?

La lettera esprime un pensiero condiviso. Ho scritto queste poche pagine dopo aver sentito vari collaboratori, anche laici, facendo poi sintesi dei loro consigli e dei loro contributi specifici. Non ho certo la pretesa di dare delle lezioni. Vorrei piuttosto entrare con umiltà nelle case dei trentini e condividere alcune riflessioni di questi primi mesi. Vorrei mettere in luce alcuni aspetti della nostra attuale cultura che talvolta mi paiono oscurati, provo a condividere alcune idee per il futuro sulle quali avviare un'alleanza di lavoro comune: l'invito a prendervi parte vale per chiunque la leggerà. Ci sono poi alcune attenzioni urgenti, come la realtà giovanile…

Appunto, Lei non nasconde grande preoccupazione per i giovani, al punto che li definisce nella lettera come “nuovi poveri”. Come mai?

Purtroppo siamo stati noi a creare per loro questa condizione difficile e mi sembra non ci si renda conto della drammaticità della situazione. I giovani si trovano a fare i conti con la precarietà su vari fronti. Non c'è solo la povertà economica…

Osservo purtroppo che quello della condizione giovanile è un tema oggi quasi assente dall'agenda sociale, politica e culturale. Anche nei luoghi decisionali la loro presenza è volutamente limitata e la loro partecipazione ostacolata. Non dico questo per giovanilismo, ma per dar voce ad una categoria che non ha voce.

L'altra problematica è quella del lavoro…

Al di là delle statistiche e dei dati economici di cui ci riempiamo spesso la bocca, vediamo che nelle case questo problema morde ogni giorno e si materializza in forme gravose per le famiglie: spesso i genitori si trovano a dover supplire alle difficoltà dei loro ragazzi che non trovano lavoro e devono fermarsi a casa. Altro che bamboccioni…

E' vero, come ha detto ai preti novelli il 18 giugno, che tanti le chiedono in primo luogo speranza?

Ne resto stupito e in questa richiesta di motivi di speranza avverto la nostra responsabilità. Dobbiamo saper uscire come Chiesa, incontrare la gente, ridire il valore di relazioni autentiche che considerano l'altro come una risorsa e una promessa, non una minaccia.

La scelta di pubblicare questa lettera in occasione della solennità di San Vigilio acquista vari significati.

Penso che questo possa essere il momento opportuno, nella festa del patrono che ha avviato l'evangelizzazione trentina, per dedicare attenzione alla nostra realtà ecclesiale e anche sociale. Come successore di Vigilio (mons. Tisi è il 123 vescovo di Trento, n.d.r.) colgo l'occasione della ricorrenza del 26 giugno – all'inizio dell'estate che è tempo di riflessione prima della ripresa autunnale – per dire una parola alla comunità sparsa sul territorio. E' un'offerta di discernimento, che credo rientri nei compiti del vescovo : interrogare la realtà, interrogarsi alla luce del Vangelo, suggerire umilmente al popolo di Dio qualche provocazione per avviare dei percorsi.

Non ci sono nel testo troppe citazioni, anche se i riferimenti alla Parola di Dio innervano ogni pagina.

Sono indispensabili perchè un vescovo deve rifarsi sempre alla Parola di Dio, non alla propria. Nel testo però ho voluto fare riferimento anche a qualche situazione concreta perchè per me parlare dell'umano è già parlare di Dio, è narrare l'umanità di Dio.

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