Il pellegrinaggio dei giovani trentini a Pinè nella notte del primo giugno: molti si preparano alla prossima GMG di fine luglio
Partenza falsa, anzi no: partenza indovinata. Nell'Anno della Misericordia il pellegrinaggio notturno a Pinè ha preso il via non dalla Cattedrale, bensì da un luogo simbolico della fatica di vivere: il Centro di Salute Mentale in via San Giovanni Bosco, a pochi metri da Caritas, Centro Missionario e Vita Trentina: “Vi ringraziamo a nome degli utenti del Centro e anche dei familiari – ha detto nel suo saluto Stefania, un'operatrice – per aver scelto di partire da qui. Talvolta lo stigma sociale ci fa percepire emarginazione e indifferenza, mentre la presenza numerosa di oggi esprime una vicinanza reale ad un disagio con il quale peraltro tutti dobbiamo confrontarci”.
L'idea di “abbracciare la fatica” e di “contagiare il mondo di gioia” – indicata da don Rolando Covi, delegato per la Pastorale giovanile – è ritornata negli oltre venti chilometri di cammino, attraverso varie testimonianze non solo giovanili (sotto, riportiamo quella di mamma Lorena). L'Arcivescovo Lauro Tisi, che all'accoglienza in Duomo aveva dato la mano ad uno ad uno agli oltre 1500 partecipanti, ha dedicato l'omelia al tema dell'affidamento al Signore: “Credere è una questione di sguardi – ha affermato – quello di Gesù rivolto a Zaccheo, quello di Dio che ci ama. Noi talvolta abbiamo invece problemi di cecità, abbiamo bisogno del collirio per purificare il nostro sguardo, alla maniera di Dio”. Ha invitato quindi i giovani a coltivare il silenzio (molti si sono esercitati durante il cammino verso Montagnaga) e a “saper stare nell'ombra”, “senza aver bisogno che tutti ci vedano, senza farci prendere dal vizio della performance a tutti i costi”.
Le chitarre e le percussioni dei giovani della valle dei Laghi hanno accompagnato la consegna della semplice croce di legno da parte di un gruppo di cresimandi di Borgo Sacco: erano ancora galvanizzati dal loro giubileo di metà aprile a Roma, quando Francesco li aveva sollecitati alla misericordia nel discorso allo stadio Olimpico: “Non rimaniamo con il rancore o il desiderio di vendetta! Non serve a nulla: è un tarlo che ci mangia l’anima e non ci permette di essere felici. Perdoniamo! Perdoniamo e dimentichiamo il torto ricevuto, così possiamo comprendere l’insegnamento di Gesù ed essere suoi discepoli e testimoni di misericordia”.
Congedando i ragazzi delle medie (quest'anno a loro si proponeva il percorso ridotto), l'Arcivescovo Lauro ha detto: “Quando vi vengono dubbi su Dio perchè noi uomini di Chiesa non vi diamo il buon esempio non allontanatevi dalla casa che è Gesù. Egli non ha chiesto per sé nessun onore o privilegio, stava benissimo con chi sbagliava nella vita. Aveva solo la pretesa di condividere. Pensate sempre alla sua vita così bella che da 2 mila anni continua ad appassionare tanti uomini e che sta sostenendo tante persone in difficoltà mostrando loro il volto di un Dio bellissimo e misericordioso”.
Accolti dai frati carmelitani delle Laste, i giovani si erano seduti sul sagrato del santuario, applaudendo il saluto di un giovane richiedente asilo del Mali e ascoltando poi il video con la commovente testimonianza di una bimba in un campo profughi Miriam.
Le tre parabole della misericordia nel vangelo di Luca hanno scandito gli altri chilometri via Civezzano e Cirè di Pergine. Poi gli altoparlanti hanno lasciato ascoltare la sveglia mattutina degli uccellini nella piana del Buss, fino all'arrivo alla Conca della Comparsa: il braciere ha accolto i bigliettini colorati post it, sui quali i giovani hanno scritto i loro desideri e leloro promesse per i prossimi mesi. Per gli oltre 400 che si recheranno a Cracovia con la diocesi a fine luglio (e la maggior parte di loro è alla sua prima GMG) sarà un'estate promettente, cominciata in un'alba rugiadosa sul prato della Comparsa con la breve e antica formula dell'affidamento a Maria.
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