La nomina di fra Francesco Patton a Custode di Terra Santa per i trentini è motivo di soddisfazione
Non può che essere motivo di soddisfazione per noi trentini la nomina di un nostro conterraneo – Fra Francesco Patton – a Custode di Terra Santa. Per lui, diretto interessato, più che di soddisfazione un tale incarico potrà essere causa di comprensibile apprensione, vista la responsabilità che comporta.
La Custodia di Terra Santa infatti costituisce una realtà del tutto particolare non solo nel vicino Oriente, ma anche all'interno dello stesso Ordine Francescano, il quale – suddiviso in Province su basi linguistiche e territoriali ben delimitate – per quanto concerne il Medio Oriente presenta invece una configurazione tipica che prescinde dai suddetti criteri territoriali e linguistici. La Custodia infatti è formata da personale religioso proveniente da diversi Paesi del mondo, dislocato in gran parte in Israele e Territori occupati, ma operosamente presente anche in Giordania, nella martoriata Siria, in Egitto e a Cipro.
Se in Terra Santa la presenza francescana (che risale ai tempi del pellegrinaggio di pace dello stesso san Francesco) è dedita soprattutto alla custodia dei luoghi santi e all’accoglienza dei pellegrini, nondimeno è attiva in numerose parrocchie a servizio dei cristiani di lingua araba, in scuole d’ogni genere frequentate da numerosi ragazzi e giovani, nonché nella prestigiosa facoltà teologico-biblica della Flagellazione a Gerusalemme, cui accedono per specializzazione religiosi e laici da tutto il mondo.
La realtà politica, problematica ormai da decenni, ma che in questi ultimi anni si va facendo sempre più conflittuale tra lo stato d'Israele e la popolazione dei territori occupati, impone alle Chiese la necessità di salvaguardare in ogni modo possibile la presenza plurimillenaria delle Comunità cristiane autoctone di cultura araba, spesso tentate da una precaria situazione economica di lasciare il Paese ed emigrare. La stessa Custodia francescana opera con progetti mirati e iniziative di solidarietà a tale salvaguardia, oltre a promuovere con costanza quel dialogo tra le parti – e tra le diverse Chiese cristiane – che è componente irrinunciabile del suo stesso carisma.
Che se poi lo sguardo s’allarga all’esasperata situazione conflittuale di certe Zone del Medio Oriente (basti pensare alla Siria, in particolare ad Aleppo ma non solo, dove i Francescani hanno trasformato Conventi e Parrocchie in rifugi che accolgono i disperati che sopravvivono ai bombardamenti), ebbene, se pure rischiosa, è davvero d’importanza vitale la missione della Custodia francescana. Fra Francesco Patton, chiamato alla sua guida, oltre che onorarci come nostro conterraneo, ha diritto al nostro operoso sostegno, fatto di solidarietà concreta e di costante interessamento. Egli continua, ora in una modalità tutta particolare, quella presenza trentina di Francescani che hanno rinsaldato anche con la loro cultura biblica il legame tra la nostra Diocesi e la Chiesa-madre di Gerusalemme (tra tutti ricordiamo i Padri Ravanelli e Kaswalder).
Il sostegno operoso e l'interessamento, tra il resto, hanno già a loro vantaggio un'esperienza ormai pluriennale, sia da parte ecclesiale con i pellegrinaggi diocesani (che ormai abitualmente favoriscono i contatti con le "pietre vive" delle Comunità, oltre che con quelle sacre ma inerti dei luoghi santi), sia da parte di associazioni laiche, come "Pace per Gerusalemme" (che da anni opera alacremente nell'ambito dell'informazione e della solidarietà).
A Fra Patton vorremmo poter dire: “Va’ con l’audacia e la semplicità evangelica di Francesco. Sappi che puoi contare sulla comunione di preghiera della tua Chiesa d’origine e sull’interessamento cordiale e solidale di tutta la nostra gente. Pace e bene a te, a Gerusalemme e a tutto il vicino Oriente”.
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