Il pianista malato di Sla è stato protagonista di un attesissimo concerto all’Auditorium che non ha deluso le aspettative.
Ha lasciato il segno e commosso anche Trento Ezio Bosso, pianista, compositore e direttore d'orchestra piemontese, con una grande notorietà internazionale, ma salito alla ribalta in Italia solo dopo la partecipazione all'ultimo Festival di Sanremo. A Trento ha catalizzato per oltre due ore l'attenzione degli spettatori di un affollato Auditorium Santa Chiara, che ha fatto registrare il tutto esaurito in pochi giorni di prevendita. Il tour, che ha portato il pianista in molti teatri italiani e in Svizzera a Lugano, ruota attorno ai brani di The 12th Room (La dodicesima stanza): il suo ultimo lavoro, doppio cd già Disco d'Oro. Accomodante e diretto, Bosso punta a mettere subito lo spettatore a proprio agio, fin dal principio, quando ben prima di esibirsi si ferma a chiacchierare fuori dai camerini. Con il pubblico vuole stabilire un vero dialogo personale e musicale. Allora sceglie di eseguire tutti i brani in versione acustica, senza amplificazione, lasciandosi accompagnare solo dall'”amico” pianoforte.
Nonostante la Sla Bosso riesce a suonare con una tale disinvolta leggerezza, da far quasi scomparire l'handicap: ci conduce nelle sue dodici stanze. Stanze che per lui, seguendo un antico racconto, sono metafora dello scorrere della vita. Il pianista racconta come tutti gli esseri umani attraversino, entrino ed escano, anche inconsapevolmente, dalle dodici stanze. Per lo stesso racconto, non ricordiamo la prima stanza, in quanto corrisponde alla nostra nascita, forse proprio al grembo materno. Dovremmo però vederla alla fine, entrando nella dodicesima. Ma 'stanza', come spiega l'artista, è un vocabolo ricchissimo di significati. Può essere sinonimo della poesia e della canzone. Può volere anche dire fermarsi (prendere stanza) o affermarsi, cioè conoscere se stessi per incontrare l'altro, per fargli spazio. “E il dodici – prosegue il musicista – è il numero per eccellenza perché controlla tutto. Dodici, ad esempio, sono per la tradizione i pianeti e gli Apostoli. Con il dodici abbiamo anche regolato il nostro tempo, persino il mio amico (il pianoforte ndr) ha dodici note”.
Il viaggio fra le stanze di Bosso inizia con “Following a bird” (Inseguendo un uccellino), pezzo scelto proprio per l'esibizione a Sanremo. Il brano nasce in campagna, con l'artista che si perde a guardare un uccellino, accorgendosi che ci sono molte più cose da perdere che da vincere: come le paure e i pregiudizi che non ci fanno fidare degli altri.
Successo meritato per un artista internazionale vincitore di prestigiosi premi quali: i Green Room Awards in Australia o il Syracuse NY Award in America. E’ anche firma di importanti colonne sonore di grandi film come “Io non ho paura” di Gabriele Salvatores.
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