Ogni giorno un regalo

Il valore di ogni esistenza al centro dell'ultimo lavoro di Mirko Corradini, il toccante “My Life”, riproposto giovedì scorso al Teatro San Marco

"Chi sei tu per togliermi la speranza? Io ho voglia di lottare". Quella di Bob è la reazione istintiva e vitale di chi posto di fronte all'ineluttabile – all'apice della carriera, scopre di essere affetto da un cancro incurabile -, lotta e non rinuncia a vivere perché, contemporaneamente alla notizia che trancia di netto l'orizzonte temporale, lui e la moglie Gail ne ricevono un'altra che invece lo allarga e cambia la prospettiva. La coppia aspetta un figlio, e anche se Bob non potrà vederlo crescere, troverà il modo di essere presente nella sua vita per accompagnarlo nei momenti più importanti attraverso una serie di video che registra per lui.

"My life. 1 agosto-31 luglio", la nuova produzione Estro Teatro/Teatro E, con la regia di Mirko Corradini, è "uno spettacolo che continua nella ricerca sull'uomo" e un inno all'esistenza che si fa strada in mezzo alla paura, al dolore e alla morte, sfondando la barriera del tempo. Al centro dello spettacolo teatrale che ha aperto "Maldestro-Festival Teatrale di EstroTeatro e TeatroE", andato in scena giovedì 12 maggio al Teatro S. Marco di Trento, sta infatti la riflessione sul rapporto tra un padre malato che sta per morire e un figlio che deve ancora nascere, indagando il "non-ancora", quel tempo sospeso tra vita e morte, e tra morte e nascita in cui l'amore prevale e sta alla base della trama di un racconto intessuto di fantasia e immaginazione.

Ispirata al film del 1993, "My life – Questa mia vita" di Bruce Joel Rubin, la rappresentazione teatrale ha debuttato lo scorso febbraio nel nuovo Teatro di Meano e tratta un tema delicato senza risparmiare nulla allo spettatore che vede Bob perdere progressivamente le forze, ma conservare fino all'ultimo il coraggio di vivere e il desiderio di lasciare a Blanca un'eredità particolare, i video in cui prova a spiegarle chi è il padre.

E mentre le date dei mesi scorrono progressivamente sullo schermo come un conto alla rovescia, la storia dell'uomo si snoda in questa dialettica continua tra un presente vissuto proiettandosi nel futuro e uno sguardo al passato – Bob dà consigli su come ci si comporta in varie situazioni e racconta di sé e della famiglia da cui proviene -, con i tempi verbali che si mescolano in un unico tempo che diventa lo spazio dell'adesso, in cui ogni giorno in più è un regalo.

Tra sogni di bambino mescolati a quelli di adulto, paure da superare, distanze e riavvicinamenti ospitati nel luogo più intimo per la coppia, la camera da letto che raccoglie parole forti e intensi silenzi, Corradini ha puntato sulla leggerezza della poesia per dare voce a sentimenti – rifiuto, solitudine, paura, impotenza, speranza, allegria – nei quali è spontaneo immedesimarsi: "My life è la storia di una vita, della vita nonostante la morte: Bob fa una scelta, tenta delle azioni, si entusiasma, si abbatte, corre, si ferma, sbaglia, capisce, perde, trova".

Una storia toccante, ben interpretata da Emilia Bonomi e Laurent Gjeci che si sono mossi sul palco su uno sfondo a tinte forti con cambi cromatici dal blu al rosso, e tra luci e penombre che, alternandosi alla registrazione in diretta dei video, e grazie al sapiente uso delle luci di Nicola Piffer, hanno narrato con delicatezza i paesaggi interiori e il passaggio da momenti comici e divertenti a commoventi e drammatici.

Difficile spiegare il senso della vita a chi deve imparare tutto, ma morte e nascita si toccano per un attimo, e ciò che produce questo incontro non è un cortocircuito. Il viaggio negli strati profondi dell'interiorità da cui l'uomo riemerge è, infatti, dettato dall'amore e così come Gail all'inizio è solo ombra e voce e poi corpo concreto che entra in scena, così Bob si sdoppia: corpo fisico mangiato dal male che diventa immagine eterna nel dialogo con la figlia. Non semplice ombra che proviene dal passato, ma spirito vitale e presenza reale anche se fisicamente non avvertibile.

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