“Lottiamo insieme contro ogni discriminazione”

L’intensa testimonianza nella basilica dei Ss. Martiri a Sanzeno, su invito dell’associazione “la Storia siamo noi”

“Io dico che finché avrò vita, fino al mio ultimo respiro, continuerò a servire Gesù e questa povera sofferente umanità, i cristiani, i bisognosi, i poveri”. Così raccontava nel suo testamento spirituale Shahbaz Bhatti, ministro per le minoranze etniche e religiose assassinato nel 2011 in Pakistan. Di lui, un martire moderno, si è parlato all’interno di un luogo simbolo, la basilica dei Ss. Martiri a Sanzeno, nella serata di venerdì 13 maggio, nel corso di un incontro organizzato dall’associazione “la Storia Siamo noi”.

In onore del fratello morto così, in circostanze violente, è intervenuto Paul Bhatti, oggi anche lui ministro per le minoranze religiose ed etniche dello stato del Pakistan. Paul Bhatti è un medico chirurgo, appartenente ad una famiglia della minoranza cattolica del Pakistan, ha studiato e si è laureato in Italia, conosce bene la cultura europea e voleva costruire proprio nel vecchio continente la sua vita, almeno sino a prima della morte del fratello. Shahbaz Bhatti invece, era il fratello minore di Paul che sin dall’età di 15 anni si era dedicato alla promozione di un movimento a tutela dei gruppi religiosi ed etnici minoritari. Combatteva contro la pena di morte per blasfemia ancora presente in Pakistan che riguarda tutti coloro che presuntivamente avrebbero offeso Allah, Maometto o il Corano, ma che in realtà viene utilizzata impropriamente anche in casi semplicemente di opportunità politica.

Shahbaz Bhatti aveva deciso di combattere per coloro che vivono in un paese che conta 200 milioni di abitanti, seconda potenza islamica nel mondo, che perpetra violenze inaudite nei confronti di una minoranza religiosa pari al 5%, di cui soltanto il 2% è cristiana. Per queste ragioni Shahbaz ha lottato sino a diventare uno dei collaboratori più importanti di Benazir Bhutto, primo ministro pakistano, anch’essa assassinata il 27 dicembre 2007 ad opera degli integralisti islamici.

Dopo la sua morte Shahbaz Bhatti è divenuto un simbolo di pace per tutto il Pakistan, a lui è stata dedicata una medaglia al coraggio e il movimento popolare durante i giorni del suo funerale è stato enorme. Per questo Paul ha deciso di raccogliere il testimone del fratello. Come ha raccontato in risposta ad una domanda proveniente dall’uditorio nella basilica, questa scelta è maturata in lui proprio dopo aver visto quello che era riuscito a fare nel suo paese Shahabaz, il movimento delle coscienze era stato enorme e ora l’opera andava proseguita.

Oggi una delle lotte principali che si sta portando avanti in Pakistan è quella contro la pena di morte per blasfemia. Paul Bhatti ha spiegato che la maggioranza dei casi nei quali si irroga questa condanna sono pretestuosi e politicamente orientati. Il lavoro di Paul Bhatti ha permesso ad esempio la liberazione di una ragazza down accusata falsamente di avere bruciato delle pagine del Corano, caso che ha avuto una grande risonanza mondiale.

Durante la serata si è parlato di violenza e discriminazione anche ripercorrendo il recente viaggio che i giovani dell’associazione “la Storia Siamo noi” ha realizzato ad Auschwitz. I ragazzi presenti in basilica, oltre 200, hanno presentato un video relativo alla loro esperienza e hanno ricordato come sia importante non dimenticare e rendersi parte attiva di una cultura di pace. La prossima destinazione per l’associazione sarà Budapest.

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